26.09.99
Gli amici di Timor Est

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Sbarcano i nostri! 

Assistiamo in questi giorni di settembre, alla nuova missione "umanitaria" organizzata entro il contenitore delle nazioni unite da alcuni paesi dell'Europa e dall'Australia per il "contenimento" della politica di genocidio del regime Indonesiano a Timor Est. Le anime pie che ancora credono nel ruolo progressivo delle Nazioni Unite oggi plauderanno alla missione dei venditori d'armi contro gli esecutori dell'eccidio. Le potenze che hanno fornito al boia maschera, palco, forca e cesto, oggi intervengono per seppellire un popolo e "condannare fortemente" il loro fantoccio...

Qui sotto un ottimo articolo che dimostra i legami di sangue tra il dittatore ed il flusso d'armi dall'europa e una splendida foto di famiglia di un uomo che ha ordinato l'esecuzione di un milione di persone dal 1960 ai giorni nostri ed è al potere grazie ad un colpo di stato avvenuto 40 anni or sono...  ma qualcuno non lo sapeva...


Jakarta 20 ottobre 1997 Il presidente del consiglio in viaggio d'affari da Suharto

Da un articolo del manifesto 16-09-1999

A mano armata
Un fiume di armi dall'occidente a Jakarta
di Luciano Bertozzi

Nel periodo 1992-96 l'Indonesia ha comprato armi, secondo il SIPRI (prestigioso istituto di ricerche sulla pace di Stoccolma) per oltre due miliardi di dollari. Naturalmente per fare più forte il suo esercito impegnato nella repressione interna, in primo luogo contro le popolazioni di Timor est. I principali paesi fornitori, sono stati tutti quelli che ora si strappano le vesti sui <<diritti umani>>.

Il principale fornitore è stata la Gran Bretagna che nel solo 1997 ha esportato 50 carri armati leggeri Scorpion, per un ammontare di 130 milioni di dollari e 303 veicoli blindati GKN Defense tactica e negli anni immediatamente precedenti 16 aerei da attacco al suolo Howk 200, velivoli da addestramento, veicoli blindati Stomer e radar. Nel luglio del 1997 il Ministro degli esteri, Robin Cook, ha annunciato la revoca della licenza per la fornitura di cannoni ad acqua e di mezzi blindati, per l'introduzione di nuove regole nelle vendite di armi. Il Ministro ha dichiarato che non saranno consentite esportazioni qualora ci sia il pericolo che le armi vengano utilizzate per reprimere movimenti di protesta o per aggredire altri Paesi. Questa nuova politica, che si dichiara fondata su concetti etici, appare assai incoerente con la prassi. L'Organizzazione inglese contro il commercio delle armi (CAAT) ha evidenziato -sottolinea la ricerca di Chiara Bonaiuti sulle vendite di armi all'Indonesia pubblicata nel bollettino Oscar (Osservatono sul commercio delle armi) n.14- che Londra non cancellerà le autorizzazioni concesse dal governo Major alla fine del 1996 per le vendite di 16 aerei Hawk della British Aerospace e dei 303 veicoli blindati GKN.

Un mondo d'affari

Altri paesi occidentali sono importanti fornitori dell'Indonesia. La Germania ha venduto in blocco, negli anni 1994-95, un'intera flotta, quella dell'ex Germania Est. Ben 39 navi, di cui 16 corvette, 12 navi da sbarco, 9 cacciamine e 2 navi rifornimento, a queste unità sono da aggiungere 5 sommergibili del tipo 206 A venduti nel 1997. L'Australia ha venduto nel 1997 venti aerei militari da trasporto Nomad, mentre la Francia ha fornito sistemi missilistici Matra Mistral.

Anche la Russia ha ottenuto significative commesse, nel 1997 ha vinto la commessa per otto elicotteri Mi-17e per una dozzina di aerei Sukoi Su-30. Quest'ultima ordinazione è legata alla cancellazione dell'acquísto degli aerei USA F-16, dovuta alle critiche espresse dal Congresso di Washington in materia di diritti umani.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, Amnesty Intemational nel suo recente libro, «Democrazia e diritti violati», afferma: «Dati non pubblicati, venuti alla luce dal dipartimento del commercio americano mostrano che per le armi a scossa elettrica furono date licenze di esportazione a parecchi paesi dove Amnesty International ha registrato pratiche di tortura attraverso scosse elettriche, fra cui Argentina, Indonesia». Inoltre sempre nello stesso libro Amnesty dichiara:«Nel marzo 1998, però sono venuti alla luce documenti secondo cui il governo degli Stati Uniti ha segretamente usato un altro programma, poco conosciuto, il Programma di unione combinata di scambi e addestramento, per addestrare l'esercito indonesiano, compreso il Commando delle forze speciali (Kopassus). L'addestramento comprendeva il combattimento in zone limitate e chiuse, tecniche per cecchini, demolizioni, operazioni psicologiche ed urbane. Le truppe da combattimento Usa sono state coinvolte in almeno 41 esercitazioni fra il '92 ed il '97 ed altre 20 sono state programmate per il '98».

E l'Italia? Il Governo italiano negli anni '90 ha autorizzato contratti di armamenti per una sessantina di miliardi, di cui una cinquantina nel solo anno 1994. Pur trattandosi di importi relativamente modesti è da considerare che l'Indonesia era stata formalmente condannata all'inizio del 1993 dalla Commissione per i diritti umani dell'Onu per le violazioni delle libertà fondamentali. La risoluzione Onu, e poi l'applicazione della legge 185 del 1990 che vieta esportazioni di armi ai Paesi di cui sia stata accertata la violazione delle convenzioni internazionali dei diritti umani, ha dato luogo alla sospensione, avvenuta di fatto solo nel 1994, delle vendite di armi al Paese asiatico. Tuttavia nel 1995 sono stati autorizzati contratti per un valore di circa tre miliardi di lire.

Sul problema l'on. Chiavacci (PDS) ha presentato un'apposita interrogazione parlamentare, alla quale ha «risposto» il Sottosegretario agli Affari Esteri, Serri che ha spiegato così i motivi della mancata sospensione:

Non c'erano divieti?

«Nell'arco di tutto il 1995, nei confronti dell'Indonesia non è sussistito nessun divieto di esportazione di materiali d'armamento ai sensi dell'art.1 della legge 185/90, in particolare in conseguenza di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di Diritti dell'Uomo. A tale specifico riguardo, si precisa che la condanna per violazione dei diritti umani adottata nei confronti dell'Indonesia dalla 49ma sessione della Commissione dei diritti dell'uomo nel 1993 - che aveva portato alla decisione del Governo di sospendere le autorizzazioni alle esportazioni di materiali d'armamento - non è stata confermata dalla 50ma sessione della medesima Commissione né successivamente, fino ad oggi. Ciò premesso e posta l'inesistenza nel 1995 di controindicazioni di principio a forniture di materiali d'armamento all'Indonesia, va rilevato che le autorizzazioni rilasciate verso quel Paese nell'anno in questione sono state di importo modesto (1 miliardo e 105 milioni di lire) ed hanno riguardato unicamente parti di ricambio per centrali di tiro precedentemente fornite alla Marina militare indonesiana».

Si tratta di affermazioni che non hanno bisogno di commenti, in contrasto, ad esempio, con le risoluzioni del Parlamento Europeo che negli ultimi anni si è espresso ripetutamente a favore della cessazione degli aiuti militari a Jakarta.

Nel 1997 si è aggiunto un altro fatto particolarmente inquietante. Due anni fa l'allora Ministro della Difesa del governo Prodi, Beniamino Andreatta ha visitato in forma ufficiale l'Indonesia accompagnato dai vertici delle principali industrie militari e dal Capo di Stato maggiore della Marina. Di che parlava Andreatta con il suo omologo? Secondo il governo italiano e le agenzie internazionali del rafforzamento dei rapporti nel settore difensivo fra Italia ed Indonesia.

La dimostrazione

Nel corso della visita del Ministro hanno sostato nel porto di Jakarta due navi da guerra italiane, a bordo di una di esse è stata allestita una dimostrazione dei suoi armamenti, alla presenza delle autorità indonesiane. Durante la missione di Andreatta è stata firmata dai due ministri una dichiarazione d'intenti italo-indonesiana per approfondire la cooperazione nel settore della difesa. Ecco sfatato il mito che l'industria militare italiana non sia supportata dall'azione del governo. 0ltretutto in questo campo si assiste ad un conflitto di interessi fra le aziende, per lo più statali (tramite l'IRI) che vogliono avere meno problemi possibili, e l'Esecutivo, che dovrebbe controllare molto rigidamente questo tema così delicato della politica estera italiana.

Il viaggio di Andreatta ha suscitato notevoli reazioni politiche, che hanno portato ad una risoluzione della commissione Esteri della Camera finalizzata a rafforzare il divieto di vendere armi ai paesi violatori dei diritti umani. Comunque il Ministero della difesa ha reso noto, negli stessi giorni, che non è stato stipulato alcun contratto per la cessione di armi all'Indonesia durante la visita di Andreatta.

Ma, sempre nello stesso periodo, il presidente della Finmeccanica ed il Ministro della ricerca e della tecnologia indonesiano, Habibie (ora premier) hanno firmato un accordo di collaborazione in alcuni settori tecnologicamente avanzati. L'accordo consentirà a Finmeccanica secondo una nota della stessa società di «consolidare l'attuale presenza nel settore energetico del paese e di sviluppare sistemi integrati nei settori dell'aerospazio, della difesa, dell'automazione e delle telecomunicazioni in jointventure con l'industria indonesiana, ma anche per terzi mercati del sud-est asiatico ».

Alla missione di Andreatta, ha fatto seguito, nell'ottobre 1997 la visita di Prodi - lo stesso Prodi che ieri a Strasburgo come presidente della Commissione europea ha strappato l'applauso sul dramma di Timor est - allora Presidente del Consiglio che invitò addirittura Suharto in Italia. Tutto questo accadeva nemmeno due anni fa.

Dimenticavamo. Negli anni '80, secondo il Sipri, sono state prodotte in loco su licenza Beretta le pistole Pindad 9mm, la pistola mitragliatrice Pm-12 ed il fucile Bm-59.

A quando la fine di queste «relazioni pericolose» e la riconversione dell'industria bellica verso produzioni civili?

 
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