01.10.99
Cos'è Quemada?

Home ]

 
Le imprese internazionali nate nei paesi ricchi del nord del mondo sono la punta di quello che da un secolo le classi oppresse di tutto il mondo conoscono come imperialismo. Nell'imperialismo non dominano le idee o le persone, le nazioni o l'aristocrazia, il popolo o i parlamenti. Nell'imperialismo dominano i grossi gruppi multinazionali supportati da governi compiacenti (più o meno tirannici) che loro stessi sorreggono e fanno nascere. Il risultato di questo sistema mondiale da un secolo è sempre lo stesso:

Dall'Asia alle Americhe milioni di persone muoiono per fame

La prostituzione minorile attanaglia tutte le periferie del globo

Centinaia di milioni di persone sono sradicate dalla loro terra e costrette alla clandestinità

Milioni di lavoratori disoccupati nell'Europa orientale e in quella occidentale

Sistematica distruzione dell'eco-sistema del pianeta

Negazione dei diritti economici, umani, civili e di autodeterminazione in tutto il mondo

La libertà esiste soltanto per le aziende e le banche transnazionali. Il denaro che queste imprese accumulano oltrepassa le ricchezze di interi paesi. Agli sfruttati di tutto il mondo non rimane che dividersi il 20% del prodotto mondiale mentre tutto il resto rimane impigliato nelle tasche di questa nuova aristocrazia. Non vi è governo né comunità che possa sfuggire a questa morsa senza vedersi affibbiare dalla stampa di tutto il mondo l'etichetta di terrorista. Quasi tutta la stampa infatti appartiene a questa stessa elite, così come la produzione e il monopolio della coercizione.

L'impero ha un suo esercito, la NATO, un organismo politico di facciata dall'apparenza semi-democratica, l'ONU, strumenti di controllo economico reali quali la Banca Mondiale e il Fondo Monetario internazionale.

L'efficenza straordinaria con cui questi strumenti operano, impone all'umanità quei sentimenti di angoscia e fatalità che sfociano nella rassegnazione ed accettazione un modello di sviluppo riservato a pochi privilegiati che accettando il principio della competitività lasciando a tutti gli altri una desolante realtà di povertà e di miseria. L'imperialismo, seppur dotato di strumenti così efficienti conserva, camuffandolo abilmente, il vecchio sistema economico, fondato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sull'antagonismo tra le classi.

Il premier laburista inglese si vanta pubblicamente di poter incontrare il sig. Bill Gates, la cui ricchezza personale supera quella di molti paesi. Le nazioni stesse così come le abbiamo conosciute stanno infatti lentamente svuotandosi di ogni legame con la realtà produttiva, quella realtà che lo stesso grande capitale chiama economia globalizzata.

Anche qui, in occidente, cuore di questo sistema imperiale, alcuni diritti che le classi oppresse davano per acquisiti vengono oggi messi in discussione. Tali diritti nascevano dalla lotta delle classi oppresse e dalla simultanea volontà dei potenti della terra di distribuire qui una infima parte delle loro ricchezze per tenere la rivoluzione lontana da queste zone strategiche per i loro interessi. I padroni della terra chiamano questa serrata neo-liberìsmo. In occidente il nuovo liberismo dovrebbe essere per lorsignori un ritorno alle condizioni dello sfruttamento puro, la faccia nascosta della lotta intestina tra questi stessi gruppi multinazionali, una lotta che si esercita schiacciando i diritti del proprio salariato per aumentare la competitività. Sia in Occidente che nel resto del mondo sono sempre più evidenti i segni del disfacimento sociale risultato delle politiche di super-sfruttamento e di saccheggio dei lavoratori e delle materie prime. Il sistema di accumulazione e concentramento di ricchezza in pochissime mani conduce anche ad un allargamento della corruzione e della criminalità tra le classi e tra i gruppi dirigenti dei vari paesi, con il risultato di accellerare il processo di imbarbarimento delle società.

Il neo liberismo stà così lentamente rimpicciolendo il mondo riducendo di anno in anno le differenze tra il più sperduto dei campesinos e un operaio della periferia torinese; entrambi oggi non possono mandare i figli all'università, entrambi non hanno diritto all'ospedale gratuito, entrambi possono essere licenziati senza motivo, entrambi dovranno sopravvivere con pensioni da fame o inesistenti. Il deserto sociale creato dal neoliberismo anche in occidente ci fa intravedere quello che la foresta dello stato sociale aveva oscurato, l'inumanità di fondo del capitalismo.

Il capitalismo ha un nucleo meccanico senza alternative, o lascia 4/5 del mondo alla miseria (come in questi cinquant'anni) o impone una equa distribuzione della miseria nel pianeta (come sta avvenendo), il diritto di opzione al suo interno si limita a questo. Il capitalismo non sa creare ricchezza senza diffondere miseria, il suo DNA ne è pregno, è la base stessa del suo meccanismo di creazione di

ricchezza. Il capitalismo nega la umanità, la cultura libera, la differenza, il tempo di riflessione, la democrazia popolare, la poesia, l'intelletto e la felicità, costringendo l'uomo e la donna nel cappio delle merci, al fine di alienare la persona agli oggetti, agli strumenti, perché sugli oggetti e non sulla persona esso basa la sua vita, la sua accumulazione.

Ma il deserto del capitalismo ci consente di vedere anche i bagliori di un nuovo mondo. Le lotte rivoluzionarie del sud del mondo risultano oggi più comprensibili in ogni angolo della terra, stanno sfondando le porte del primo mondo, le stanno sfondando dall'interno, dai ghetti, e dall'esterno, col loro esempio.

Un fronte internazionale delle classi oppresse sta per nascere in opposizione all'internazionale dello sfruttamento, al neoliberismo.

Le classi povere del terzo mondo divengono centrali nella lotta rivoluzionaria per il semplice fatto che il capitalismo lì non ha mai allentato le sue cinghie. Le classi oppresse dall'America latina all'Africa, dall'Asia alla Corea, conoscono la sua natura da sempre e hanno accumulato conoscenze e metodi di lotta, analisi e organizzazioni che dobbiamo capire e contestualizzare oggi che il vero volto del capitalismo si riaffaccia tra le nostre nuvole. Per fare questo è necessario liberarci dell'euro-centrismo di cui siamo pervasi e porci di fronte alle interessanti novità che provengono dalla periferia con la capacità di permeabilizzazione e l'umiltà di imparare. Occorre dunque recuperare la solidarietà più profonda, quella che lega gli uomini alla stessa sorte, agli stessi interessi e agli stessi destini, quella che fa vivere in ognuno di noi la rabbia, la gioia, l'entusiasmo nel difendere ogni uomo che subisca l'ingiustizia e l'oppressione. Dobbiamo quindi arrivare ad una crescita che, abbattendo la diffidenza e la paura dell'altro, del diverso, ci porti a vivere un sentimento autentico e volontario che ci faccia sentire legati alla causa e alle lotte dei nostri fratelli nel mondo come nostre lotte.

Questo comitato nasce per conoscere, informare, solidarizzare, costruire delle reti di internazionalismo e interscambio culturale, per accogliere i rivoluzionari perseguitati, per tutelare le comunità che nel sud del mondo stanno per essere trucidate dai carnefici dell'impero. Si tratta insomma di Capire e Praticare i metodi della nostra mondiale liberazione.

 

 
Home ]