04.11.99

 

Un investigatore: abbiano perso tre mesi

(Da Nuova Venezia 20-10-99)


ROMA. <<Abbiamo Impiegato tre mesi a fare quello che avremmo potuto fare in tre giorni>>. Lo sfogo è di uno degli investigatori impegnati da settimane a rimettere insieme una mappa del potenziale terreno di reclutamento delle nuove Brigate Rosse. L'operazione autorizzata ieri dalla Procura di Roma arriva dopo mesi di incertezze, di divergenze su come interpretare segnali, perfino di scontri tenuti coperti.

All'indomani dell'assassinio di Massimo D'Antona Ucigos, Digos e reparti operativi dei carabinieri, più che la magistratura, si accorsero di una cosa: da anni non esisteva un lavoro di intelligence negli ambienti dell'estremismo. Le relazioni dei servizi continuavano a lanciare allarmi piuttosto inascoltati ma nessuno si aspettava che la mattina del 20 maggio, in una strada molto trafficata di Roma, le Brigate Rosse potessero colpire a morte un uomo.

Quell'omicidio fu come una specie di sveglia. Gli investigatori rispolverarono rapporti e sospetti su episodi di per sé insignificanti non in relazione fra loro. I magistrati cominciarono con il fare l'appello degli irriducibili e dei latitanti del terrorismo rosso. Gli investigatori chiedevano autorizzazioni per perquisizioni a tappeto, un po' di mano libera per far sentire il fiato sul collo all'arcipelago dell'estremismo, i magistrati rispondevamo con la richiesta di andare a cercare gli ultimi domicili conosciuti di ogni brigatista in libertà.

Contrasti ce ne sono stati, ma è stato recuperato il tempo perduto. Chi ha preparato il lavoro di indagine e ha messo insieme segnali scollegati fra loro è convinto di aver imboccato la strada giusta per fare terra bruciata attorno alla la lotta armata. (l.v.)