19.09.99
Nuovo modello di difesa italiano

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Nuovo modello di difesa italiano
La nostra analisi

Oggi, a sinistra, é in corso un dibattito sullo stato e sulla sua presunta crisi. Una crisi dichiarata da non si sa quanti intellettuali e "ricercatori", ripetuta a memoria da moltissimi settori militanti di diversa estrazione ideologico-culturale, forse per superficialità, forse per fondare una nuova (quale?) prassi politica. Sarebbe poco credere ad una immutabilità del capitalismo. Questo é mutevole, tutto sommato "flessibile", molto più in grado di risistemarsi, ritrovare equilibri infranti, inventarne di nuovi, distruggere e creare, controllare i disastri e le vittime che genera rispetto ai "modi di produrre" che lo hanno preceduto. Ma sempre di capitalismo si tratta. Le esigenze produttive che esso esprime non sono mutate. Esiste un consistente, ampissimo "nocciolo duro" strutturale che non può cambiare, perché il suo cambiamento consisterebbe nell’andare oltre al capitalismo stesso...Quindi si potrebbe pure dire che il capitalismo, come modo di produzione attraverso lo sfruttamento di forza lavoro (uomini, donne e bambini) e di materie prime (ambiente) non é cambiato poi molto. Queste brevissime considerazioni introduttive rimandano, in realtà, ad una analisi a tutto campo che la redazione di "Quemada" tenterà di coprire.
Quello che nello specifico riguarda questo intervento é uno degli aspetti legati alla immutabilità-mutabilità dell’attuale (e oramai possiamo dire secolare) assetto sociale mondiale: le imprese capitalistiche e gli stati. Un’indagine molto superficiale rivela che qualsiasi impresa che produca qualsiasi tipo di merce o servizio, per ricavare profitto da tali attività "x" necessita tra le altre cose di forza-lavoro e materie prime. Entrambi questi "fattori di produzione" (per usare una categoria borghese) possono avere una provenienza nazionale o estera-internazionale. Per gli uomini e per le materie prime la provenienza extra-comunitaria é un marchio di convenienza e quantità (questo invece é lo humor borghese). E per garantire questo flusso continuo di merce umana lavorativa o (ad es.) merce petrolio a bassissimo prezzo sono necessarie strutture politiche e militari consistenti, stati-eserciti-ambasciate, che assicurino un posto di comando all’interno dei centri di controllo dell’economia mondiale (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Organizzazione Mondiale per il Commercio). Servono cioé stati politicamente ed economicamente "rappresentativi", tecnologicamente avanzati, militarmente preparati e "professionalizzati"(1) integrati in una od in entrambe le due alleanze militari più importanti, al momento, al mondo: la NATO (Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico) e la UEO (Unione Europa Occidentale).
Ed é all’interno di questo quadro, sinteticamente tracciato, che anche i governi italiani (di destra e centro-sinistra) si stanno muovendo o comunque dovranno muoversi per l’adeguamento dello strumento militare nazionale, l’esercito, alle esigenze produttive, di rifornimento e reperimento di materie prime, di "sicurezza e stabilità" (per il padronato), di sviluppo del polo industriale bellico-tecnologico(2) nazionale, in generale "di rispettabilità" di fronte alle altre potenze. Il progetto per un Nuovo Modello di Difesa (N.M.D) italiano é stato elaborato dal ministero per la difesa, guidato da Rognoni (governo Andreotti) nel 1991. Suddetto progetto non fa che prendere atto delle mutate condizioni sia della "sicurezza militare" sia del quadro politico internazionale dopo il 1989. Il N.M.D ridefinisce quindi le strategie militari e geopolitiche italiane indicando con chiarezza e cinica lucidità quali sono gli interessi nazionali da difendere. Farebbe bene, a tutti coloro che ultimamente filosofeggiano circa società immateriali, fine del lavoro, o cretinerie simili, prendere contatto con la materialistica concretezza del documento ministeriale.
Particolare attenzione e rilevanza viene data al reperimento strategico di materie prime necessarie allo sviluppo dell’occidente industrializzato. L’Italia, come del resto anche gli altri paesi europei occidentali (ed il Giappone), non dispongono di tutte le risorse minerali necessarie al funzionamento ed allo sviluppo delle proprie industrie. Neanche lontanamente questi paesi raggiungono l’autosufficienza. Il bisogno italiano di tali risorse é appunto strategico, nel senso che l’interruzione dei flussi di materie prime porterebbe gravissima crisi nel sistema industriale e sociale italiano.


IL NUOVO MODELLO DI DIFESA
(stralci dal documento ministeriale)

"...Un’analisi di prospettiva finalizzata all’individuazione di un N.M.D deve, necessariamente, prendere in considerazione anche altri elementi che possono influenzare la soluzione del problema. In tale ottica, un parametro di fondamentale importanza é il prevedibile quadro economico ed industriale in cui il nuovo modello di difesa verrà a collocarsi. La dimensione economica e industriale del paese, infatti, non solo costituisce un punto di riferimento per le risorse (finanziarie e tecniche) che possono essere messe a disposizione dello strumento militare, ma costituisce anche un indicatore dell’entità e della caratterizzazione degli interessi che le forze armate devono difendere..." "...L’interdipendenza tra gli stati (...), pur se non altera i confini geografici, ne supera il significato e la concezione, conferendo nuova e più ampia portata agli orizzonti economici, politici, sociali e culturali di ciascuno stato: in altri termini, ne estende la sfera degli interessi vitali ben oltre i limiti dei confini territoriali (...) Le misure da adottare si configurano prioritariamente nella predisposizione di strumenti politici, diplomatici ed conomici di prevenzione, ma devono prevedere anche l’eventualità di interventi politico-militari, tendenti alla gestione internazionale delle crisi, nonché azioni, coordinate con gli alleati, intese ad assicurare la tutela degli interessi vitali, delle fonti energetiche, delle linee di rifornimento e la salvaguardia dei beni e delle comunità nazionali operanti in quei paesi...
"...Non vi é dubbio che, sotto il profilo di una strategia globale di sicurezza, la crescente interdipendenza tra le nazioni e l’affermarsi di concezioni di "villaggio globale" porterebbero l’area di interesse strategico a coincidere con l’inviluppo dei punti dove si collocano interessi nazionali di qualunque tipo. Ma ai fini della strategia militare in senso stretto, appare necessario ed opportuno contenere l’area di interesse e di eventuale intervento entro i limiti dell’area NATO, dell’area Mediterraneo (...) e dell’area ad essa collegata, per riconosciuto legame strategico, comprendente il Golfo, il Medio Oriente e il Corno d’Africa..." "...La nuova strategia militare nazionale é ispirata al concetto della "prevenzione attiva", intesa come concorso permanente dello strumento militare alla politica nazionale ed a quella della sicurezza nella "gestione (protezione) della pace", nel "controllo delle crisi" e nella difesa degli interessi e dell’indipendenza nazionale..." "...Allo stato attuale, il Medio Oriente e, in misura minore, alcuni paesi del litorale nord-africano rivestono una valenza strategica particolare per la presenza delle materie prime energetiche necessarie alle economie dei paesi Industrializzati, la cui carenza ed indisponibilità costituirebbe elemento di grave turbativa degli equilibri strategici in fieri.
Tuttavia, le instabilità ed i rischi residui che confrontano l’Alleanza nell’area di pertinenza e nelle zone limitrofe confermano l’esigenza dell’altro cardine della politica di sicurezza - quello militare - (...) per la difesa della sovranità e degli interessi collettivi dei paesi membri..." "...Alle linee di tendenza verso un miglioramento della situazione in Europa, fa riscontro una situazione più complessa ed incerta nell’area mediterranea e nel Medio oriente (...) Ora, con la fine della stagione di contrapposizione, tale instabilità va assumendo un suo autonomo rilievo e un dinamismo nuovo, e si configura non più come semplice riflesso della contrapposizione Est-Ovest, ma come più generale confronto tra una realtà culturale ancorata alla matrice islamica ed i modelli di sviluppo occidentale..." "...Le società industrializzate evidenziano una crescente aspirazione a mantenere ed accrescere il progresso sociale ed il benessere materiale (...) e a perseguire nuovi e più promettenti obiettivi economici basati sulla "certezza" della disponibilità di materie prime..."

 

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