Nuovo
modello di difesa italiano
La nostra analisi
Oggi, a sinistra, é in corso un dibattito
sullo stato e sulla sua presunta crisi. Una crisi dichiarata da non si sa quanti
intellettuali e "ricercatori", ripetuta a memoria da moltissimi
settori militanti di diversa estrazione ideologico-culturale, forse per
superficialità, forse per fondare una nuova (quale?) prassi politica. Sarebbe
poco credere ad una immutabilità del capitalismo. Questo é mutevole, tutto
sommato "flessibile", molto più in grado di risistemarsi, ritrovare
equilibri infranti, inventarne di nuovi, distruggere e creare, controllare i
disastri e le vittime che genera rispetto ai "modi di produrre" che lo
hanno preceduto. Ma sempre di capitalismo si tratta. Le esigenze produttive che
esso esprime non sono mutate. Esiste un consistente, ampissimo "nocciolo
duro" strutturale che non può cambiare, perché il suo cambiamento
consisterebbe nell’andare oltre al capitalismo stesso...Quindi si potrebbe
pure dire che il capitalismo, come modo di produzione attraverso lo sfruttamento
di forza lavoro (uomini, donne e bambini) e di materie prime (ambiente) non é
cambiato poi molto. Queste brevissime considerazioni introduttive rimandano, in
realtà, ad una analisi a tutto campo che la redazione di "Quemada"
tenterà di coprire.
Quello che nello specifico riguarda questo intervento é uno degli aspetti
legati alla immutabilità-mutabilità dell’attuale (e oramai possiamo dire
secolare) assetto sociale mondiale: le imprese capitalistiche e gli stati.
Un’indagine molto superficiale rivela che qualsiasi impresa che produca
qualsiasi tipo di merce o servizio, per ricavare profitto da tali attività
"x" necessita tra le altre cose di forza-lavoro e materie prime.
Entrambi questi "fattori di produzione" (per usare una categoria
borghese) possono avere una provenienza nazionale o estera-internazionale. Per
gli uomini e per le materie prime la provenienza extra-comunitaria é un marchio
di convenienza e quantità (questo invece é lo humor borghese). E per garantire
questo flusso continuo di merce umana lavorativa o (ad es.) merce petrolio a
bassissimo prezzo sono necessarie strutture politiche e militari consistenti,
stati-eserciti-ambasciate, che assicurino un posto di comando all’interno dei
centri di controllo dell’economia mondiale (Fondo Monetario Internazionale,
Banca Mondiale, Organizzazione Mondiale per il Commercio). Servono cioé stati
politicamente ed economicamente "rappresentativi", tecnologicamente
avanzati, militarmente preparati e "professionalizzati"(1) integrati
in una od in entrambe le due alleanze militari più importanti, al momento, al
mondo: la NATO (Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico) e la UEO (Unione
Europa Occidentale).
Ed é all’interno di questo quadro, sinteticamente tracciato, che anche i
governi italiani (di destra e centro-sinistra) si stanno muovendo o comunque
dovranno muoversi per l’adeguamento dello strumento militare nazionale,
l’esercito, alle esigenze produttive, di rifornimento e reperimento di materie
prime, di "sicurezza e stabilità" (per il padronato), di sviluppo del
polo industriale bellico-tecnologico(2) nazionale, in generale "di
rispettabilità" di fronte alle altre potenze. Il progetto per un Nuovo
Modello di Difesa (N.M.D) italiano é stato elaborato dal ministero per la
difesa, guidato da Rognoni (governo Andreotti) nel 1991. Suddetto progetto non
fa che prendere atto delle mutate condizioni sia della "sicurezza
militare" sia del quadro politico internazionale dopo il 1989. Il N.M.D
ridefinisce quindi le strategie militari e geopolitiche italiane indicando con
chiarezza e cinica lucidità quali sono gli interessi nazionali da difendere.
Farebbe bene, a tutti coloro che ultimamente filosofeggiano circa società
immateriali, fine del lavoro, o cretinerie simili, prendere contatto con la
materialistica concretezza del documento ministeriale.
Particolare attenzione e rilevanza viene data al reperimento strategico di
materie prime necessarie allo sviluppo dell’occidente industrializzato.
L’Italia, come del resto anche gli altri paesi europei occidentali (ed il
Giappone), non dispongono di tutte le risorse minerali necessarie al
funzionamento ed allo sviluppo delle proprie industrie. Neanche lontanamente
questi paesi raggiungono l’autosufficienza. Il bisogno italiano di tali
risorse é appunto strategico, nel senso che l’interruzione dei flussi di
materie prime porterebbe gravissima crisi nel sistema industriale e sociale
italiano.
IL NUOVO MODELLO DI DIFESA
(stralci dal documento ministeriale)
"...Un’analisi di prospettiva
finalizzata all’individuazione di un N.M.D deve, necessariamente, prendere in
considerazione anche altri elementi che possono influenzare la soluzione del
problema. In tale ottica, un parametro di fondamentale importanza é il
prevedibile quadro economico ed industriale in cui il nuovo modello di difesa
verrà a collocarsi. La dimensione economica e industriale del paese, infatti,
non solo costituisce un punto di riferimento per le risorse (finanziarie e
tecniche) che possono essere messe a disposizione dello strumento militare, ma
costituisce anche un indicatore dell’entità e della caratterizzazione degli
interessi che le forze armate devono difendere..."
"...L’interdipendenza tra gli stati (...), pur se non altera i confini
geografici, ne supera il significato e la concezione, conferendo nuova e più
ampia portata agli orizzonti economici, politici, sociali e culturali di
ciascuno stato: in altri termini, ne estende la sfera degli interessi vitali ben
oltre i limiti dei confini territoriali (...) Le misure da adottare si
configurano prioritariamente nella predisposizione di strumenti politici,
diplomatici ed conomici di prevenzione, ma devono prevedere anche l’eventualità
di interventi politico-militari, tendenti alla gestione internazionale delle
crisi, nonché azioni, coordinate con gli alleati, intese ad assicurare la
tutela degli interessi vitali, delle fonti energetiche, delle linee di
rifornimento e la salvaguardia dei beni e delle comunità nazionali operanti in
quei paesi...
"...Non vi é dubbio che, sotto il profilo di una strategia globale di
sicurezza, la crescente interdipendenza tra le nazioni e l’affermarsi di
concezioni di "villaggio globale" porterebbero l’area di interesse
strategico a coincidere con l’inviluppo dei punti dove si collocano interessi
nazionali di qualunque tipo. Ma ai fini della strategia militare in senso
stretto, appare necessario ed opportuno contenere l’area di interesse e di
eventuale intervento entro i limiti dell’area NATO, dell’area Mediterraneo
(...) e dell’area ad essa collegata, per riconosciuto legame strategico,
comprendente il Golfo, il Medio Oriente e il Corno d’Africa..."
"...La nuova strategia militare nazionale é ispirata al concetto della
"prevenzione attiva", intesa come concorso permanente dello strumento
militare alla politica nazionale ed a quella della sicurezza nella
"gestione (protezione) della pace", nel "controllo delle
crisi" e nella difesa degli interessi e dell’indipendenza
nazionale..." "...Allo stato attuale, il Medio Oriente e, in misura
minore, alcuni paesi del litorale nord-africano rivestono una valenza strategica
particolare per la presenza delle materie prime energetiche necessarie alle
economie dei paesi Industrializzati, la cui carenza ed indisponibilità
costituirebbe elemento di grave turbativa degli equilibri strategici in fieri.
Tuttavia, le instabilità ed i rischi residui che confrontano l’Alleanza
nell’area di pertinenza e nelle zone limitrofe confermano l’esigenza
dell’altro cardine della politica di sicurezza - quello militare - (...) per
la difesa della sovranità e degli interessi collettivi dei paesi
membri..." "...Alle linee di tendenza verso un miglioramento della
situazione in Europa, fa riscontro una situazione più complessa ed incerta
nell’area mediterranea e nel Medio oriente (...) Ora, con la fine della
stagione di contrapposizione, tale instabilità va assumendo un suo autonomo
rilievo e un dinamismo nuovo, e si configura non più come semplice riflesso
della contrapposizione Est-Ovest, ma come più generale confronto tra una realtà
culturale ancorata alla matrice islamica ed i modelli di sviluppo
occidentale..." "...Le società industrializzate evidenziano una
crescente aspirazione a mantenere ed accrescere il progresso sociale ed il
benessere materiale (...) e a perseguire nuovi e più promettenti obiettivi
economici basati sulla "certezza" della disponibilità di materie
prime..."