L’ombra
lunga del nazismo*
di
Mario Coglitore
Per
comprendere l’Europa di fine millennio è necessario tracciarne con
cura la genealogia del passato. Un passato piuttosto recente per poter
diventare oggetto di un’analisi rigorosamente storiografica. Ma le
disquisizioni d’accademia ci interessano poco; specialmente quando la
ricerca storica diventa occasione di continua riscrittura dei fatti in
una chiave che potremmo definire metafisica, o meglio metastorica.
Ci
occorre invece una presa di coscienza diretta della memoria di anni non
così lontani come qualcuno vorrebbe far apparire. I documenti non
mancano: tutto sta a volerli tenere in considerazione. Nella logica
stringente di ogni sistema di potere che sia davvero tale, procedere a
quello che potremmo chiamare l’espianto scientifico di ogni deviazione
dalle regole accettate come valide, funziona sia per la ricodificazione
della memoria, resa duttile all esigenze del controllo e del dominio
sulle coscienze, che per l’opportuna deterrenza da esercitare contro
chiunque si opponga, anche pallidamente, all’egemonia del sistema.
La
resa dei nazisti all’esercito alleato non concluse affatto le vicende
del Terzo Reich. Il 1945 fu soltanto l’inizio: lo dimostrano
ampiamente le operazioni condotte con grande tempismo e capacità
politico-diplomatica da Allen Dulles, responsabile dell’Office for
Strategic Services statunitense che venne a patti con gli ufficiali del
Reich maggiormente rappresentativi. L’establishment nazista venne da
subito considerato recuperabile sul piano delle specificità
professionali, chiamiamole così.
Allen
Welsh Dulles arrivò nella Confederazione Elvetica in incognito nel
Novembre 1942. Finanziere e avvocato nella vita civile, difese gangsters
del calibro di Lucky Luciano e Meyer Lausky, che avrebbero aiutato gli
Stati Uniti a contattare la Mafia siciliana. Con il fratello John,
futuro segretario di Stato americano diresse a New York dal 1927 lo
studio legale Sullivan e Cromwell attraverso cui ebbe occasione
di intrecciare solidissimi rapporti di lavoro e conoscenza sia con
alcuni esponenti della finanza e dell’economia tedesche che con lo
stesso governo hitleriano. La famiglia Dulles rivestiva un’importanza
fondamentale nei piani elaborati da Donovan e dallo staff dell’OSS,
tanto che l’ormai quasi cinquantenne Allen venne nominato responsabile
dell’OSS per l’Europa (a fine conflitto sarebbe stato direttore
della CIA dal ’53 al ’61). Di salde tradizioni repubblicane e
importante esponente della Massoneria di rito scozzese, Dulles aveva
tutte le carte in regola per essere accettato come gradito ospite nel
contesto europeo dei grandi gruppi di potere. Assolse con grande
maestria l’incarico di trattare la resa con le massime autorità
naziste, occupandosi in particolare dell’esfiltrazione degli elementi
di maggior spicco del controspionaggio tedesco: resta da annoverare
nella storia delle spie il recupero e l’instradamento verso gli Stati
Uniti di Reinhard Gehlen, capo di una delle più temute organizzazioni
dell’Intelligence hitleriana. A Donovan insieme a Gehlen arriva
il bendidio: almeno cinquanta casse di materiale segretissimo sulla
situazione dell’Unione Sovietica e dei comunisti italiani e francesi;
preziosi documenti che saranno utilizzati nell’immediato futuro.
“[...]
Gehlen diventerà direttore della sezione affari antisovietici dell’OSS
e successivamente manterrà lo stesso incarico nella CIA. Tanti altri
gerarchi fascisti e nazisti usufruirono dell’appoggio dell’OSS per
salvare la vita dopo la guerra. Un appoggio fondamentale a Dulles e
Donovan venne ancora una volta dal Vaticano, in particolare dalla
sezione speciale diretta da Giovanbattista Montini. Un rapporto segreto
del dipartimento di Stato Usa, datato 1947, spiega che 22 sacerdoti, con
l’aiuto delle autorità italiane avevano aiutato le fuga di decine di
criminali nazisti e fascisti [...]”
La
presenza americana in Europa e Italia è scandita dal ritmo incessante
dell’affiancarsi di azioni di guerra e di operazioni strategiche
occulte. Le une senza le altre non sarebbero state possibili.
L’operato di Dulles, in questo senso, va ben oltre la pura e semplice
esecuzione di piani segreti per condizionare di questo o
quell’avvenimento, anche se si tratta comunque di buona parte del
lavoro svolto da lui e dai suoi uomini nel teatro di guerra
dell’epoca. La lungimiranza della politica estera statunitense
guardava al di là delle contingenze che pure cercò di soddisfare nel
migliore dei modi; quello che andava pianificato era il dopo.
“In particolare, Allen e John Foster Dulles contribuirono in misura
considerevole all’eclissi della linea roosveltiana, perseguendo
l’obiettivo di una nuova Europa incentrata, dopo la sconfitta del
Reich nazista, sulla rinascita tedesca. Tesi che fu all’origine della
guerra fredda da parte occidentale.
Negli
ultimi mesi del conflitto mondiale e nei primi mesi del dopoguerra, i
fratelli Dulles, anche se non ufficialmente, gestirono uno speciale ente
che era alle dirette dipendenze del Ministero del Tesoro americano l’Exchange
Stabilization Found.
Questo
fondo, nato nel 1941 grazie ad una speciale legge (War Powers Act),
avente lo scopo specifico di riunire i capitali sequestrati ad aziende o
individui del Terzo Reich, nei fatti era invece costituito da beni che
le truppe statunitensi, man mano che penetravano nel territorio
germanico, avevano sequestrato alle SS in fuga o rinvenuto in
nascondigli.
Oro,
azioni, obbligazioni, diamanti (quasi tutti rubati agli ebrei di
Anversa) e carta moneta più o meno pregiata, arrivati in possesso
americano spesso in modo del tutto rocambolesco, con azioni militari o
con operazioni speciali dei servizi segreti.
Una
massa enorme di beni (poi opportunamente riciclati con operazioni
finanziarie ad hoc) valutati in molte decine di milioni di
dollari.
Dopo
l’avvento della ‘guerra fredda’, l’Exchange Stabilization Found
distribuì, per qualche anno, soprattutto in Europa, quote considerevoli
di questa fortuna ai partiti e alle formazioni politiche moderate (o
considerate tali) delle nazioni ritenute amiche o, comunque, da aiutare.”
L’arte
del nascondere e del riciclare è qualità essenziale degli uomini
d’affari più accorti. Il contributo della famiglia Dulles al proprio
paese fu determinante: utilizzando il denaro come chiave d’accesso
universale alle politica, i Dulles resero possibile la gestione diretta
degli assetti istituzionali della nuova Europa. D’altro canto
l’apparato paramilitare di cui poterono disporre e che, secondo quanto
abbiamo delineato sin qui, approntarono almeno dal 1942 riusciva a
soddisfare egregiamente le necessità di intervento operativo
ogniqualvolta esse diventavano imprescindibili.
Le
fondamenta delle nuove repubbliche democratiche vennero dunque gettate
negli anni che precedettero ed immediatamente seguirono la fine del
secondo conflitto mondiale.
La
rete stesa dall’intelligence americana nell’Europa
occidentale consentì non soltanto il controllo diretto delle nascenti
democrazie repubblicane ma anche la sostanziale impunità garantita a
quanti avevano fedelmente servito, in Italia, in Germania, in Francia,
la causa del Reich millenario. In aggiunta a questo va senz’altro
osservato che quella nazista non deve essere considerata semplicemente
la temporanea presa del potere da parte di una cricca di degenerati: si
trattò dello sviluppo e del consolidamento di una cultura che aveva
radici profonde nelle viscere del vecchio continente ed insospettabili
connessioni anche con l’oriente europeo ed asiatico. E’ su questo
che si sono giocati i destini della dottrina nazionalsocialista,
largamente sopravvissuta alla sua stessa apparente sconfitta.
Come
dimostra l’intera vicenda del neo-fascismo nostrano e del neo-nazismo
tedesco (all’Ovest come all’Est; nella Repubblica Democratica
tedesca, lo vedremo meglio tra poco, sono fiorite organizzazioni di
estrema destra che si rifanno esplicitamente a nostalgie hitleriane) i
camerati di prima generazione, riciclati nelle nuove istituzioni
democratiche, o pretesi tali, hanno avuto tutto il tempo di allevare
decine di fedeli soldati del Fuhrer fino certamente alle teste rasate
dei nostri giorni.
Oggi
in Europa la presenza dei camerati è numerosa e l’Internazionale Nera
una realtà drammatica. In estrema sintesi, cerchiamo di dare dei
contorni precisi alla cosiddetta galassia dell’estrema destra,
utilizzando delle fonti attendibili.
Sieg Heil
Cominciamo
dalle elezioni del 26 Aprile dello scorso anno nel lander della
Sassonia-Anhalt, ex Germania Orientale, e dunque ancora più
significativo proprio per il segnale politico che rappresenta. Qualunque
cosa se ne possa dire o pensare, nella Germania democratica è stata
allevata, nel silenzio delle prigioni che stavano al di là del
tristemente famoso muro crollato nel 1989, un’intera generazione di
giovanissimi, e fedeli alla causa, nipoti di Hitler. La Deutsche
Volksunion, Unione del popolo tedesco, ha infatti ottenuto il tredici
per cento dei consensi e per essere una lista presentata laggiù per la
prima volta, bisogna dire che non c’è male. Tuttavia il fenomeno non
si fermerà a delle semplici consultazioni amministrative. Un altro
personaggio della vecchia intellighenzia Franz Schonhuber, un tempo feroce ufficiale delle SS divenuto
presentatore della TV Bavarese, è stato scelto come capolista per il
futuro raggruppamento di camerati che si presenterà alle prossime
elezioni europee. Schonhuber aveva condotto al successo elettorale negli
anni Ottanta il partito razzista dei Republikaner e la sua fervente
attività di intramontabile nazista lo candida al ruolo, fondamentale,
di elemento indispensabile a comporre i contrasti interni tra gruppi di
estrema destra. Esiste un progetto organico per la ricostituzione di un
polo, chiamiamolo così, marcatamente neonazista e questa volta con una
faccia prettamente istituzionale. Il rovescio della medaglia, quello che
non appare agli occhi dei media se non quando la sproporzione tra verità
e realtà è incontenibile, sta tutto nell’attivazione di una rete di
contatti, un micidiale intreccio tra gruppi di una galassia eterogenea
ma perfettamente analizzabile, che già esiste e che adesso si muove con
coerenza anche nei territori tedeschi un tempo egemonizzati dalla
vecchia URSS. Dopo gli assalti dei primi anni Novanta fisicamente
portati contro gli extra comunitari, nel 1997 sono state registrate
alcune preoccupanti recrudescenze di violenza xenofoba e, di nuovo, in
particolare all’Est. L’Ufficio Centrale per la difesa della
Costituzione ha segnalato un aumento del trenta per cento delle violenze
dei neonazisti; secondo il rapporto governativo sarebbero più di
cinquantamila gli effettivi dell’esercito dei nuovi, temibili,
camerati. Moltissimi i giovani e soprattutto i molto giovani: crisi
sociale e disoccupazione sono gli ingredienti che nella vecchia Germania
legata al carro sovietico danno corpo all’esplosiva miscela della
violenza e del malcontento diffuso. A partiti movimenti dell’estrema
destra la cosa non è sfuggita. I vecchi gruppi sciolti intorno al 1993
dal Ministero degli Interni e dei quali resta ampia documentazione nel
lavoro di Michael Schmidt, Neonazisti, pubblicato da Rizzoli e
fatto rapidamente scomparire qualche mese più tardi, si sono
ricostituiti con altre denominazioni e spesso, secondo quanto testimonia
un rapporto del settimanale Avvenimenti, conglobando in sé le
organizzazioni giovanili dei partiti legali. La Junge Nationaldemocraten
o i giovani del Npd, partito neonazista sorto negli anni Sessanta, hanno
raccolto anche buona parte dei militari radicali, tanto da riuscire ad
organizzare il Primo Maggio dello scorso anno una manifestazione a
Lipsia che si è conclusa in gravi scontri contro la Polizia.
Sanno
come muoversi i nostalgici della svastica; di recente sulla rivista del
gruppo, Bandiera Nera, sono comparsi nomi ed indirizzi delle principali
associazioni antifasciste e democratiche additate come nemici da
combattere con ogni mezzo. L’Internazionale Nera continua a muoversi
anche nell’ambito strettamente culturale o di intrattenimento, se
preferite. Concerti rock e relativo settore discografico di riferimento
sono in espansione: a quanto pare più di trentamila Cd nazi-rock sono
stati sequestrati nella sola Kiel, nel nord della Germania. Incitando
nei loro testi allo sterminio ed alla cacciata dell’immigrato, le
bands musicale fanno presa nell’immaginario dei giovani aumentandone
l’intolleranza e trasformandosi in fenomeno di costume. I siti
Internet abbondano in tal senso di materiali propagandistici che
mescolano la musica alla politica, in una miscela davvero letale; e in
tema di permanenza di culture mai veramente scomparse, di sedimentazioni
di millenarismo nazista mai sopito, tenete presente che uno dei più
importanti luoghi virtuali della Rete sorto come punto di contatto tra
le diverse anime del movimento neonazista, è stato chiamato Thule Netz
- la società di Thule fu, all’origine del nazionalsocialismo,
l’associazione che raggruppò Hitler ed i suoi futuri gerarchi per la
prima volta. Il progetto totalitario così ben espresso dagli eredi
della tradizione delle croci uncinate si radica nelle pieghe nascoste
dell’Europa contemporanea, mantiene inalterato il suo messaggio di
violenza e sopraffazione. Sempre su Internet potrete leggere di zone
liberate dalla presenze di stranieri e di nemici della Germania
attraverso una campagna di sistematica incitazione ad azioni dirette
contro punk, organizzazioni di sinistra, antirazzisti, antifascisti.
Corre
veloce ed inarrestabile una parola d’ordine: ricompattare,
ricostituire, creare nuovi e più forti legami tra camerati. Qui vicino,
sappiatelo; appena oltre confine: Jorg Haider, leader del Fpo austriaco
ha saputo coniugare insieme molto efficacemente vecchi gruppi di
estremisti neri e nuove strategie elettorali per dar corpo, e il suo
stile è diventato punto di riferimento anche per i cugini tedeschi, ad
una federazione della destra radicale sull’esempio del Front National
di Le Pen. Secondo le notizie riportate da alcuni giornali non è da
escludere che il radicamento elettorale dei Republikaner nel sud della
Germania e quello della Dvu al nord, unito al sostegno economico che
Schonhuber è disposto a mettere a disposizione dei suoi camerati, in
particolare grazie alle notevoli vendite realizzate dal settimanale di
sua proprietà, la National Zeitung, dia luogo a breve termine ad una
vera e propria coalizione dell’estrema destra, a questo punto in grado
di controllare più di un settore della società tedesca. Rappresentanza
politica da un lato e capillare organizzazione paramilitare dall’altro
garantiscono la piena riuscita della formula neonazista. Ricorderete
certamente le polemiche di fine 1997, quando vennero diffuse
videocassette realizzate da giovani nazi nelle caserme in cui prestavano
servizio. Stupri simulati, atti di guerra contro i civili, esecuzioni
facevano parte dell’addestramento del buon soldato del Bundeswehr,
l’esercito tedesco. Si trattava di documentari girati nella caserma
dei paracadutisti di Altenstadt, in Alta Baviera e tra il contingente
tedesco di stanza in Bosnia.
Ma
non basta. Se per il Ministero della Difesa era stato difficile
giustificare episodi di simile gravità, impossibile sarebbe stato
spiegare di lì a poco quanto è accaduto all’Accademia Militare di
Amburgo nel medesimo anno. Manfred Roeder, anziano militante del Reich,
autore negli anni Settanta di una delirante prefazione al libro
negazionista La menzogna di Auschwitz e nel decennio successivo
attivo aggressore di extra comunitari, viene invitato nel 1995 a tenere
presso l’Accademia un discorso davanti ai giovani ufficiali durante il
quale illustra la sopravvivenza delle radici tedesche in molte
popolazioni dell’Est europeo e dell’attuale Russia. La madre
Germania chiama a raccolta tutti i suoi figli.
Camerata Basco
Nero
Il
panorama italiano non è più invitante. Uno degli assi portanti della
rinascita neofascista è proprio il Front National francese di cui prima
accennavo. Se le sigle hanno una qualche importanza per
l’omogeneizzazione delle identificazioni, e ce l’hanno io credo, FN
nel paese degli aranci e dei limoni qualifica almeno due appartenenze
non molto distanti tra loro. La prima è il Fronte Nazionale di Adriano
Tilgher, protagonista di una stagione del neofascismo nostrano che ci
riporta direttamente agli anni di Avanguardia N. Nazionale; indagato per
l’omicidio Occorsio, la strage dell’Italicus e Bologna,
rispettivamente 1974 e 1980, Tilgher si è fatto cinque anni di carcere
prima che la Corte d’Appello di Roma lo rispedisse a casa con tanto di
scuse - era il 1991 - e 120 milioni di risarcimento danni per ingiusta
detenzione. Negli ultimi tempi Tilgher era stato vicino alle posizioni
di Rauti, con il quale aveva partecipato alle ultime elezioni in lista
con Fiamma Tricolore. Nel 1997 viene espulso con i suoi per contrasti
insanabili con il vecchio fascista sopravvissuto alle grandi
trasformazioni del neofascismo nazionale degli anni Ottanta. Rauti,
sostiene Tilgher, non condivideva abbastanza alcuni posizioni di fondo
necessarie a qualificare la vera destra radicale. Ne cito alcune:
opposizione al liberalismo di Maastricht; distacco dell’Italia dalla
Nato; no all’immigrazione clandestina; tutela dell’identità
nazionale. Così nel settembre 1997 nasce il Fronte Nazionale che sulle
prime cerca l’appoggio incondizionato di Le Pen. I rapporti con i
francesi, da subito impegnati a chiedere obbedienza assoluta, si
deteriorano presto ma alla fine il nuovo partito viene costituito
ugualmente e nelle elezioni provinciali di poco tempo fa Tilgher ottiene
ben 25.000 consensi di cui 18.000 nella sola Roma: un inizio folgorante.
Bisogna
starci attenti con i camerati. Manifestazioni in sostegno della nazione
irachena, sit in contro McDonald per rivendicare il Comprate italiano,
lotta serrata all’immigrazione sono alcune delle iniziative del Fronte
che lasciano nella confusione, mescolando tra loro tradizionali cavalli
di battaglia della sinistra con evidenti prese di posizioni della
cultura della violenza xenofoba e del nazionalismo. Infatti nel Fronte
Nazionale troverete esponenti della destra più retriva e al contempo
vecchie conoscenze di tutt’altra sponda politica. Perfino l’organo
ufficiale del partito che utilizza ancora la fiamma come simbolo può
dar luogo a fraintendimenti: si intitola Rinascita e ricorda ovviamente
un’altra nota rivista della sinistra storica.
“Un
tempo” ha detto Tilgher in un’intervista a L’Espresso del
Dicembre 1998 “rivendicavamo la terza via, ma oggi che senso ha
parlare di destra o di sinistra? Vedo soltanto una marmellata centrista
rispetto alla quale noi siamo diventati la seconda via: un’alternativa
nazionale aperta a tutti.”
Altro
ragionamento va fatto per Forza Nuova, organizzazione piuttosto attiva
ultimamente nel panorama italiano. FN nasce anch’essa nel 1997 con
l’intento di raggruppare tra loro i gruppi dell’estremismo fascista,
naziskin compresi. In sostanza viene ripreso il progetto della vecchia
Base Autonoma, collassata a metà degli Novanta dopo una serie di
indagini della Polizia culminate nello scioglimento di diverse
organizzazioni di matrice neofascista, come Azione Skinhead per citarne
una. FN possiede una ventina di sedi sparse in tutta la penisola -
particolarmente presenti nell’Italia centrale - cinquemila
simpatizzanti circa, un giornale, Foglio di Lotta, destinato ai giovani,
un sito Internet a cui dare senz’altro un’occhiata. L’elemento più
interessante del gruppo sono certamente i suoi padri fondatori, in
perfetta continuità di intenti con il neofascismo degli anni Settanta.
Si tratta di Massimo Morsello e Roberto Fiore, rifugiati in Inghilterra
con la complicità caritatevole dei Servizi Segreti di Sua Maestà. I
due latitanti, appartenuti rispettivamente ai Nuclei Armati
Rivoluzionari e a Terza Posizione, hanno avuto intensi rapporti con il
MI6 britannico; poco dopo i fatti di Bologna si sarebbero rifugiati in
Libano e da lì avrebbero svolto un fondamentale ruolo di agenti
infiltrati nei campi d’addestramento cristiano-maroniti per conto
degli inglesi, fornendo informazioni sull’attività dei diversi gruppi
armati che da tutta Europa giungevano in Libano per addestrarsi.
Forza
Nuova mette insieme più di qualche transfuga del neofascismo italiano,
dalla Fiamma Tricolore, ai naziskin ripuliti, a Maurizio Boccacci, ex
portavoce del Movimento Politico Occidentale. Dice Paolo Caratossidis,
leader padovano del gruppo, che i voti che Forza Nuova pensa di
raccogliere alle prossime Amministrative sono “Quelli della Destra, ma
anche i voti di chi crede in una lotta vera all’immigrazione, di chi
si batte per uno stato sociale e non assistenziale, di chi crede nei
valori della famiglia tradizionale e rinnega l’aborto, di chi
aborrisce il consociativismo...” Dunque difesa dell’identità
nazionale con una mano tesa verso il cattolicesimo più retrivo in un
comune impegno di carattere sociale. Forza Nuova è anche in
strettissimo contatto con i Lepenisti d’oltralpe: nel giugno di
quest’anno è stato persino organizzato un incontro con il
rappresentante giovanile del Front National.
Chiudiamo
questa triste rassegna di tristi, ma pericolosi, figuri con un accenno
agli Hammerskin, neonazisti disciplinati e pronti allo scontro fisico.
Il loro simbolo è composto da due martelli incrociati su una svastica.
Sono nati negli Stati Uniti e si sono rapidamente diffusi in Europa,
specialmente in quella dell’Est; l’intento è quello di organizzare
militarmente gli skinheads di destra per le maggiori glorie del Quarto
Reich.
L’organizzazione
ha basi anche in Australia e in Sud Africa: per ciò che concerne
l’Europa in particolare, finanziatore delle attività risulta quello
stesso Roberto Fiore che tanto si prodiga per i Forzanovisti italiani.
“Dobbiamo assicurare l’esistenza al nostro popolo e un futuro ai
bambini bianchi”, questo il loro motto. I riferimenti alla tradizione
nazista, come è facile capire, sono piuttosto perentori: alla
televisione svizzera uno di loro ha dichiarato che “Gli hammer stanno
agli skin come le SS alle SA”. E scusate se è poco.
*
Ogni ricerca dotata di un minimo di informazioni dettagliate è sempre
il risultato dello sguardo attento di chi sa scovare le notizie un po’
dappertutto. Devo i miei ultimi aggiornamenti in tema di estrema destra
alla paziente opera di raccolta del mio amico Marco Rossi che colgo qui
l’occasione di ringraziare.
Mario Coglitore da anni
studia il movimento neonazista e neofascista, la storia e l’attualità
dell’internazionale nera. Tra le sue pubblicazioni segnaliamo:
-L’identità assente, ed. Calusca, Padova 1997
-La notte dei gladiatori (con Sandro Scarso), ed. Calusca, Padova 1992.
-vari articoli pubblicati sulle riviste “Il Ponte”, “Germinal”,”Intermarx”
(http//:www.intermarx.com/)