23.09.99
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INTRODUZIONE:

DISTRIBUZIONE DEL PRODOTTO INTERNO LORDO

IN MESSICO ALLA FINE DEL XX SECOLO

(PER GRUPPI SOCIALI)

 

Il Prodotto Interno Lordo reale del Messico, secondo i dati forniti da ONU, OIT (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e UNAM (Università Nazionale Autonoma del Messico) É di 320.000 milioni di dollari (554.000 miliardi di lire al cambio attuale).

Questa ricchezza viene distribuita come segue tra tre grossi gruppi sociali:

 GRUPPO 1: composto da operai, contadini, piccoli produttori, piccoli imprenditori, professionisti, tecnici, artigiani, venditori ambulanti, maestri ed elementi della piccola borghesia urbana e rurale, proletari urbani e rurali, etc.

Sono 72 milioni di messicani, l’80% della popolazione; ricevono un totale di 78,840 milioni di dollari all’anno, il 26,64% del PIL totale. In media ognuno di loro guadagna 1095 dollari all’anno, che equivalgono a 3 dollari giornalieri (30 pesos messicani), molto sotto la soglia di sussitenza umana attuale.

 

GRUPPO 2: composta da capitalisti grandi e medi, produttori indipendenti, professionisti con redditi maggiori, commercianti “sistemati”, industriali con più di 20 dipendenti, produttori agricoli grandi e medi, quadri intermedi di aziende o servizi pubblici/privati, impiegati, specialisti, etc.

Sono 14,4 milioni di messicani, il 17,7% della popolazione. Ricevono, in totale 48.000 milioni di dollari, il 15,36% del PIL totale.

Ognuno di loro guadagna mediamente 3243,24 dollari all’anno, che equivalgono a 8,88 dollari giornalieri (88,8 pesos). Vivono entro il limite di sussistenza umana attuale.

 

GRUPPO 3: grandi imprese multinazionali, “maquilladoras” (fabbriche di assemblaggio che producono esclusivamente per l’esportazione, ndr.), imprese statali, capitalisti stranieri e loro prestanome locali, grandi azionisti di banche, speculatori finanziari, alti funzionari della burocrazia statale, burocrazia di “partiti politici”  pagata dallo stato, leader “sindacali” e “campesinos” (ci si riferisce ovviamente alle organizzazioni corporative e controllate direttamente dal governo, ndr.), etc.

Sono 3,2 milioni di messicani. Questi parassiti sociali, che rappresentano il 2,88% della popolazione, ricevono all’anno un totale di 192.000 milioni di dollari, ovvero il 58% del PIL totale. Ogni gruppo o persona riceve 60.000 dollari all’anno, cioè un reddito di  164,38 dollari al giorno (1634,80 pesos) che utilizzano o dilapidano a loro proprio beneficio disponendo della ricchezza creata dal lavoro del popolo messicano.

 

(fonte: Claridad (“chiarezza”), foglio per “l’unità operaia e popolare indipendente”,

Lago Bolsena n.12 Col. Anahuac Mexico D.F, Mexico)

 

Abbiamo ritenuto necessario, come una sorta di premessa a questo numero monografico, presentare al lettore un quadro sintetico della composizione di classe della società messicana. Questo perché vogliamo dimostrare che il nostro approccio alla realtà non É viziato da ideologismi ma si basa su dati materiali, reali.

E’ importante non farsi ubriacare da quei filosofi e politicanti che dichiarano finita la divisione della società in classi sociali e la fine della lotta di classe. Costoro mistificano la società capitalistica che oramai possiamo dire mondiale, fatta di sfruttati e sfruttatori. La lotta di classe non É un desiderio, un’aspirazione, un’idea; É ciò che si sviluppa, semplicemente, naturalmente, dalle contraddizioni economiche e sociali su cui si fonda il capitalismo. Questa lotta può essere organizzata, disorganizzata, cosciente o perseguita istintivamente ed individualmente, senza una coscienza-conoscienza dei meccanismi che la generano. E’ presente in tutte queste forme, e attraversa il mondo intero. Ma proprio quando le contraddizioni di classe sono diventate più schiaccianti che mai, queste vengono fatte scomparire dai dibattiti pubblici, dalle università, dalla “grande politica” (grazie anche ad ampi settori della sedicente “sinistra”). Che strano eh?

Ci dicono che qui in Italia questo approccio alla realtà non ha più senso...Già, aspettiamo ancora qualche anno, lasciamo che il centro-sinistra europeo e la sua lunga mano sindacale (o il centro-destra) portino a termine il loro compito: precarizzazione del lavoro, distruzione delle garanzie per i  lavoratori, privatizzazione dei servizi pubblici, de-qualificazione dell’educazione pubblica, elitarizzazione delle università, abbassamento del potere di acquisto dei lavoratori, ecc....

Aspettiamo ancora qualche anno, facciamo finta di non vedere che negli Stati Uniti d’America, avanguardia di democrazia e capitalismo, sono milioni i morti di fame, svariati i milioni di senza tetto, vota meno della metà della popolazione, la polizia spara proiettili esplosivi in faccia ai pezzenti...

Oggi, ci dicono,  non esistono più le classi sociali, queste sono scomparse magicamente col muro di Berlino. Ma a nessuno sfugge che un industriale od un parlamentare valgono molto di  più di un operaio, di un lavoratore; per lorsignori anche la “legge” (vedi: la LORO PROPRIA legge) É diversa.

Noi, che con altri compagni e compagne, rappresentiamo una minoranza combattiva e attenta possiamo permetterci il “lusso” (sfibrante) della lotta paziente. Ma in Messico questo lusso non sussiste. In Messico i contadini e i braccianti si stringono in organizzazioni per difendere le proprie condizioni di vita (miserabili); gli indigeni a questa contraddizione sommano quella derivante dalla discriminazione istituzionale della loro cultura e identità); i maestri rurali lottano per mezzo del loro coordinamento sindacale facendo coincidere i loro interessi con quelli di contadini e operai), gli abitanti delle baraccopoli (operai, manovali e giornalieri) si autorganizzano in interi quartieri dove la polizia non mette piede. In Messico molti compagni, esponenti di questi settori, hanno deciso di costituirsi in Esercito (Zapatista di Liberazione Nazionale o Popolare Rivoluzionario) per difendersi e rispondere ad una aggressione militare governativa nei loro confronti. In Messico la rivoluzione, il sovvertimento dello stato di cose presenti, non É una aspirazione giovanile, É una necessità di sopravvivenza e riscossa. Ci auguriamo di potervelo dimostrare in questo numero.

 
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