LA PRESENTE INTERVISTA E QUELLA CON LE DONNE MILITANTI DELL’EPR SONO
TRATTE DALLA RIVISTA MESSICANA “UNA-REVISTA DE LAS MUJERES EN LA CULTURA”
supplemento al numero 6, 1998.
Intervista con la
tenente “Adela”
(Comando
Generale-EPR)
-Qual’e’ la sua funzione
specifica all’interno dell’Esercito Popolare Rivoluzionario?
-La mia funzione
principale é realizzare il lavoro di educazione politica col popolo, con le
comunità del EPR-PDPR come con quelli che non sono la nostra base politica ma
che desiderano avvicinarsi a noi. Questa é una delle funzioni principali
dell’EPR. Prepararci e preparare il popolo militarmente e politicamente
perche’ si possa difendere dalla repressione del governo.
-Pensa che sia piu’ difficile,
come donna, partecipare ad un sollevamento armato?
-Sì,
sicuramente. Dentro alle colonne dell’EPR, la partecipazione e’
prevalentemente maschile, questo non significa che le compagne non desiderino
partecipare, ma sempre ci sone delle cose che ci impegnano a casa: i bambini, i
pranzi da preparare, l’educazione. Quindi sì, é più difficile. Nell’EPR e
nel partito, non ci sono differenze, di fatto una parte dell’educazione e
della formazione politica che riceviamo riguarda l’eguaglianza, precisamente
tra uomini e donne. Abbiamo le stesse capacità , le stesse possibilità e
abilità, sempre e quando noi desideriamo ottenerle. Effettivamente é stato un
lavoro difficile perché, a volte, i compagni mantengono questa cultura
radicata, che é il macismo, con questo sentimento di superiorità. Tuttavia,
bisogna lavorare con loro e rendersi conto che sì, si può. Tutte loro
(all’intervista sono presenti anche altre compagne) sono compagne e si sono
inserite nella lotta politica, nel processo che stiamo vivendo in Messico nelle
sue diverse forme. Oggi sono qui, domani possono cercare di fermare l’esercito
o formare una milizia di autodifesa, tutte siamo preparate per questo.
-Da quando si é data
l’insurrezione dell’EPR, dopo il massacro di Aguas Blancas, vi siete fatti
chiamare un moviento di autodifesa. E’ stato così sin dal principio?
-Fondamentalmente
sì, perché se ripercorriamo la storia recente del nostro paese, abbiamo sempre
vissuto momenti di repressione che il governo ha scatenato contro il popolo,
contro le sue organizzazioni aperte e pacifiche. Questo ha fatto sì che il
popolo si sia organizzato e abbia preso le armi. Così la repressione é ciò
che ci porta alla autodifesa armata. La ingiustizia, la miseria, la
disuguaglianza, la repressione, i desaparecidos, l’autoritarismo, la mancanza
di rispetto per le libertà politiche sono le cause contro le quali lottiamo
tutti i giorni, sia in zone urbane che rurali.
-L’EPR é concentrato in una
sola zona della Repubblica Messicana?
-No, ed é stato
detto in differenti organi d’informazione. Il nostro partito é presente in
praticamente tutto il paese e in alcune zone si é maggiormente sviluppato. Le
condizioni di povertà e ingiustizia hanno determinato la nostra crescita. Forse
é minore in alcuni luoghi, però in quasi tutto il territorio nazionale abbiamo
una struttura partitaria e militare.
-L’EPR ha un progetto a breve
termine?
-Realizzare un
nuovo governo, dato che questo dimostra ogni giorno di piœ di essere separato
dal popolo messicano. Questo non é un governo nostro e non potrà andare avanti
come nostro governo. A medio termine, i nostri obiettivi si riassumono nei
quatttro punti che abbiamo fatto conoscere come “nuovo progetto di nazione”.
Un nuovo governo democratico e provvisorio in quanto é un processo che dovrà
continuare. Ancora non stiamo parlando di un trionfo pieno, ma di un processo
che convochi una nuova Costituente per preparare una nuova Costituzione. Abbiamo
controllato l’attuale e sicuramente non serve ai messicani, non ci é utile,
non ci protegge. Quindi si deve emanare una nuova Costituente che comprenda
veramente i diritti e le necessità degli oltre 65.000.000 di messicani che
vivono nella povertà e nella miseria estrema. Allo stesso modo si deve avanzare
verso un ordine economico giusto, anche se non parliamo di uguaglianza piena ma
di una distribuzione della ricchezza piœ equa.
-Esiste la speranza di un
cambiamento nel paese che conduca verso una reale transizione democratica, che
garantisca la giustizia e l’eguaglianza attraverso una via pacifica, o passerà
per la lotta armata?
-Se parliamo di
desideri, di buone intenzioni e di speranze vorremmo che questa via fosse
paifica, ma non può essere così. E non lo diciamo noi, lo dicono i fatti
accaduti in questo paese, lo dice Aguas Blancas, lo dice Jalisco, lo dice
Chihuahua, lo dice Chiapas, lo grida Oaxaca, Guerrero, si può ascoltare da
tutte le parti. Noi non siamo quelli che dicono che non vi può essere una via
pacifica, vorremmo che fosse tale, però qui intorno stanno i morti di un popolo
indifeso che non ha piœ altra alternativa che lasciarsi massacrare. Che altro
può fare quando arrivano i gruppi paramilitari o l’esercito federale o le
guardie bianche? Quindi é il governo che rende dolorosa questa transizione
democratica, che la rende dura, che la rende difficile. Il governo dovrebbe
renderla semplice; non gli interessa farlo? Allora questo compito spetta al
popolo.
-Fino a quando l’EPR é disposto
a lottare?
-Non abbiamo
intenzione di abbandonare il nostro progetto di paese né il nostro progetto
politico, né le proposte, né le armi, continueremo sino a che non otterremo ciò
che vogliamo.
-Avete avviato un dialogo con le
autorità governativa?
-Mai.
-Avete qualche vincolo con
l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale?
-No. Vincolo
politico in quanto organizzazioni no. Rispettiamo le forme di lotta che hanno
sviluppato nelle proprie comunità. C’é rispetto e questo é un esempio da
seguire per tutti i compiti che dobbiamo sviluppare. Però non c’é un vincolo
stabilito.
-Come riesce a stare con la sua
famiglia e allo stesso tempo a lottare?
-La mia lotta é
la lotta di tutti, e per potere stare qui faccio lo stesso di tutte le compagne,
per esempio ora loro sono qui ed i bambini non ci sono, qualcuno si
responsabilizza per loro. Si richiede che tutta la famiglia partecipi perché
una compagna sola, difficilmente potrebbe stare qui senza l’appoggio del suo
compagno. Si condivide tutto. La famiglia é sensibile, comprende e quindi
partecipa. Questo é il ruolo della famiglia: appoggiarci perché noi possiamo
svolgere il nostro lavoro fuori dal “focolare”.
Intervista con le donne militanti
dell’EPR.
mentre si
svolgeva l’intervista con la tenente Adela decine di donne indigene, vestite
con ampie nahuas e huaraches (gonne e sandali), e con il viso coperto da un
fazzoletto, preparano tortillas e gorditas di mais. Tutte dichiarano di essere
militanti eperriste e solo qualcuna parla spagnolo.
-Perché vi siete integrate nel
movimento?
-Per tutte le
ingiustizie che sono state commesse contro il popolo, perché il governo non si
é premurato di fare giustizia. Ci stiamo organizzando, ci stiamo preparando
perché non vogliamo che succeda come in Chiapas.
-Come partecipate nell’EPR?
-Nella lotta
popolare, la nostra partecipazione si concentra nelle marce e nei picchetti.
-Siete donne di tutte le età.
Tutte voi siete sposate, avete bambini?
-Sì, tutte siamo
sposate e tutte abbiamo bambini. Siamo coscienti che é necessario partecipare
alla lotta, perché pensiamo ai nostri bambini e non vogliamo che dentro al
processo della nostra lotta loro debbano soffrire la tortura, la repressione, la
fame e la miseria che stiamo vivendo.
-I bambini partecipano? In che
modo lo fanno? Vi separate da loro, nascondete la vostra attività?
-La verità é
che loro sanno come partecipiamo alla lotta, perché i piœ grandi già ricevono
un’educazione da noi. Loro vedono dove andiamo, alle marcie o ai picchetti e
anche loro ci seguono. Stanno partecipando con noi i piœ grandi perché anche
loro lo necessitano.
- In questa comunità avete un
medico, la scuola e altri servizi?
-Abbiamo una
scuola, però un solo maestro li segue dal primo al sesto grado, arriva alle
nove e se ne va molto presto, e così i bambini non hanno il tempo di apprendere
niente. Per andare alla scuola secondaria devono camminare per due ore, perciò
noi ci alziamo prestissimo, verso le quattro della mattina, per preparargli la
colazione. La secondaria é molto distante da qui e non c’é altro modo per
spostarsi. C’é un sentiero, c’é una strada, ma non c’é il pulmino e non
gli rimane altro da fare che camminare. Non abbiamo soldi per farli studiare,
dobbiamo pagare la scuola e i libri, e come li paghiamo se dobbiamo lavorare
nella milpa (campo coltivato a mais)? Abbiamo un ambulatorio però non ci sono
le medicine, non c’é il dottore. C’é una infermiera che si occupa
solamente di pianificazione familiare. L’infermiera, quando viene, non ci
segue bene. Arriva e non fa altro che parlarci della pianificazione familiare.
Noi donne abbiamo sollecitato il governo perché asfaltasse le strade, portasse
l’acqua potabile e ci fornisse le medicine per la clinica, ma non ci ha dato
niente. Abbiamo un po’ d’acqua di sorgente ma abbiamo molte difficoltà per
trasportarla.
-E quando qualcuna di voi si
ammala come fate?
-A volte sono
sufficienti le erbe medicinali. Spesso non sono bastano e così dobbiamo
raggiungere la comunità vicina, camminando molto. Spesso però anche là non
troviamo cura.
-Qual’é la vostra
alimentazione?
-Il mais, il
chile (peperoncino) ed i fagioli, quando ci sono. Perché qui ne abbiamo pochi
di fagioli e li usiamo per le feste. Senza sale. Ogni anno mangiamo un maiale.
Abbiamo cilantro e pàpalo (due tipi di spezie). Non abbiamo latte, non ci sono
mercati dove andare, e se anche ci fossero non abbiamo denaro.E’ poco anche il
latte materno. Ciò che raccogliamo dalla milpa basta a malapena per noi, quando
ci basta.
-Avete ottunuto un sostegno dal
programma “Solridaridad”?
-Varie volte ci
hanno ingannato, ci hanno detto che ci avrebbero dato un sostegno, non lo
abbiamo mai ottenuto.
-Nelle precedenti elezioni avete
votato?
-Tutte andammo a
votare e il governo ci disse che se non fossimo andate a votare non ci avrebbero
aiutato. Noi votammo ma non ricevemmo nessun sostegno. Magari il governo si
ricordasse di aiutarci con i programmi che dice sono per il popolo, per esempio
il “Progreso”. Magari toccasse a tutti e a tutte di godere di questi
programmi. In alcuni casi gli aiuti sono arrivati alle comunità, ma solo per
due o tre famiglie. Questo fa il governo, per creare problemi e divisioni tra di
noi. Per questo noi siamo organizzati, per non permettere che ciò avvenga.
SIERRA MADRE
ORIENTAL, HIDALGO,
FEBBRAIO 1998,
REP. MEXICANA