28.09.99
Preti o Rivoluzionari

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VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI E GUERRA A BASSA INTENSITÀ NELLO STATO DEL GUERRERO.
-IL MESSICO E' MOLTO PIÙ GRANDE DI QUELLO CHE SEMBRA...
(con interviste inedite)

Lo stato del Guerrero, ubicato nel sud del Messico, insieme con Chiapas e Oaxaca, é uno dei tre stati messicani a cui bisogna prestare attenzione prioritaria circa le violazioni dei diritti umani.
Il suo nome deriva dall’eroe dell’Indipendenza messicana Vicente Guerrero, ha una superficie di 64.586 Km quadrati ed é diviso in sei regioni: Tierra Caliente, Region Norte, Region Centro, La Montana, Costa Grande e Costa Chica.
Lo stato del Guerrero presenta forti contraddizioni: mentre luoghi come Acapulco e Zihuantejo sono zone turistiche dotate di servizi paragonabili ai paesi sviluppati, la maggior parte delle comunità campesine ed indigene vivono nella marginalità ed in molti casi non possiedono strade, scuole, cliniche mediche, energia elettrica, acqua potabile e altri servizi. La situazione dei campesinos e degli indios si é deteriorata a causa della caduta del prezzo dei loro prodotti agricoli, in special modo quello del caffé che passò da 160 a 112 dollari per quintale. Nel corso del ‘98 i campesinos e gli indios non hanno avuto sufficiente denaro per comprare mais e altri prodotti necessari alla sussistenza.
La condizione di estrema povertà é determinata dalla presenza di numerosi “caciques”, ovvero commercianti-accaparratori che dispongono del capitale per comprare il caffé ai produttori diretti a prezzi ridicoli. Il 70% della produzione di caffé dello stato di Guerrero avviene nelle comunità rurali del municipio di Atoyac. Qui tuttavia la produttività é pessima se si calcola che una buona media é di 20 quintali per ettaro mentre la realtà é di 5 quintali per ettaro. A causa di questa bassa produttività il piccolo produttore a malapena riesce a sopportare le spese di produzione e conduce un’esistenza da fame. Inoltre, il caffé grezzo appena raccolto ha un valore molto basso rispetto al valore che acquisisce nelle successive lavorazioni (che ovviamente avvengono altrove) che i piccoli produttori difficilmente riescono a realizzare.
Dagli anni ‘70 la repressione ha procurato numerose vittime. Durante la campagna repressiva contro la guerriglia di Lucio Cabanas che sorse in quell’epoca, sono occorsi molteplici assassinii, incarceramenti e disapparizione forzata di piœ di 600 persone. Durante il governo di José Francisco Ruiz Massieu, furono assassinati numerosi oppositori politici, principalmente membri del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD). In quel periodo lo stato del Guerrero era al secondo posto per numero di assassinii politici, situazione che si é aggravata col successivo governo di Ruben Figueroa e continua tutt’oggi.

Il massacro di Aguas Blancas.
La Organizzazione Campesina della Sierra Sur (OCSS) organizzò una manifestazione il 28 giugno 1995 nelle città di Atoyac e Zihuatanejo per richiedere il rilascio del compagno desaparecido Gilberto Romero Vazquez e per esigere il compimento degli accordi presi con le comunità dei municipi di La Union e Coahuayutla. Alcuni compagni integranti della OCSS, provenienti dai municipi di La Union, Coahuayutla e Petatlan, hanno manifestato a Zihuatanejo.
Mentre nel guado di Aguas Blancas, municipio di Coyuca, approssimativamente 500 uomini tra polizia motorizzata e polizia giudiziaria tendono un’imboscata ai compagni che, a bordo di cinque camion, si stavano dirigendo a Coyuca de Benitez per manifestare le stesse richieste. Risultato: 17 compagni uccisi e 23 feriti. Il comando militare di questo massacro spetta al maggiore Manuel Moreno Gonzales.

Da Aguas Blancas ad oggi.
A quattro anni da Aguas Blancas e dall’omicidio di 17 compagni si sono verificate 147 esecuzioni extra-giudiziali e omicidi politici con centinaia di feriti; piœ di cento persone torturate; centinaia di detenzioni arbitrarie; centinaia di operazioni poliziesche-militari eseguite con tratti crudeli, inumani e degradanti contro la popolazione; decine di prigionieri politici; centinaia di perseguitati politici, alcune decine dei quali minacciati di morte, cinque desaparecidos: Gilberto Romero Vasquez, Gregorio Alfonso Alvarado Lopez, Benito Bahena Maldonado, Fredy Nava Rios, Raferi Hernandez Acevedo.

Il massacro di El Charco.
E’ in atto una escalation repressiva che lo stato messicano rivolge contro i lottatori sociali per impedire che il popolo abbia voce, perché continui la impunità e la violazione dello stato di diritto da parte delle istituzioni governative.
Il giorno 7 giugno 1998, in una riunione dove campesinos disarmati discutevano delle questioni comunitarie così come é costume da secoli nella regione indigena mixteca, si decise di dormire nella scuola primaria Caritino Maldonado per poter discutere il giorno successivo dei lavori e delle questioni rimaste in sospeso. Alle ore 3,00 della mattina esercito e polizia irrompono violentemente sparando contro le sale della scuola dove i compagni dormivano.
Il risultato di questo massacro durato dalle tre alle sette della mattina é stato di 11 morti e 22 feriti, cinque di questi sono bambini. Alcuni dei compagni sopravvissuti sono stati successivamente portati nella zona militare di Cruz Grande in elicottero. Qui, con gli occhi bendati, sono stati sottoposti a tortura fisica e psicologica affinché dichiarassero di essere guerriglieri. Dopo di ciò, attraverso la fabbricazione di prove che sempre contraddistingue questo tipo di operazioni (normalmente obbligano i compagni a firmare pagine bianche) sono stati accusati di delinquenza organizzata, traffico di armi, terrorismo, detenzione abusiva di armi da fuoco e detenuti nel carcere El Cereso. Dopo essere stati assolti da queste imputazioni sono stati accusati di ribellione, cospirazione ed invito alla ribellione. Oggi questi compagni sono prigionieri politici.

Intervista di “Quemada” con
GERONIMO HERNANDEZ, militante della
Organizacion Campesina de la Sierra Sur (OCSS),
sopravvissuto al massacro di Aguas Blancas.
(dic. 1998, comunità di Atoyaquillo, municipio di Coyuca de Benitez, Guerrero).

Quemada: Cos’é la OCSS, perché é sorta, quali sono i suoi compiti?

Geronimo: La OCSS é sorta il 19 marzo 1994 per organizzare il popolo, perché da ciò si possano imporre le nostre domande, domande che riguardano tutti i campesinos.

Quemada: Qual’é la situazione di vita e di lavoro nella sierra?

Geroimo: Il lavoro nei campi é molto duro e quello che produciamo non basta per comprare quello di cui necessitiamo per vivere, per pagarci i servizi come scuola e sanità. Per aumentare la produttività dei nostri raccolti chiediamo al governo che ci fornisca i prodotti necessari, come i fertilizzanti.
Abbiamo le cliniche e i medici, ma ci mancano le medicine, che sono molto care. Se dobbiamo curare qualche malattia non possiamo, perché il ricovero costa molto. Cosicché se un essere umano non ha risorse economiche muore come qualsiasi animale. Il diritto alla salute, alla scuola sono gli altri punti per cui stiamo lottando.

Quemada: Qual’é la risposta del governo alle vostre domande?

Geronimo: L’unica risposta che abbiamo ricevuto é stata il massacro di Aguas Blancas, ordinato dal governatore dello stato di Guerrero dott. Ruben Figueroa. Lo stesso governatore aveva promesso di dare una risposta alle nostre richieste e quando ci siamo resi conto che non intendeva risolverle abbiamo organizzato una manifestazione nel municipio di Atoyac. Per impedire la manifestazione mandò un operativo con 500 effettivi della polizia di stato e giudiziaria che ci attese presso il guado di Aguas Blancas. Morirono 17 campesinos e vi furono decine di feriti. Questa fu la risposta alle nostre domande.

 

Quemada: C’eri anche tu quel giorno?

Geronimo: Sì. Non c’era alcuna ragione perché ci sparassero addosso. Volevamo semplicemente manifestare affiché si compisse la risoluzione delle nostre domande. Risoluzione che il governatore aveva già firmato.
Quando arrivammo al guado di Aguas Blancas l’imboscata era già preparata. Davanti a noi c’era l’altro camion che portava circa 70 militanti della OCSS, lo stavano ispezionado. Noi arriviamo poco dopo, in 50, su un’altro camion. Scendavamo da qui, da Atoyaquillo. Quando arriviamo al guado, i poliziotti intimano all’autista di fermarsi, lui obbedisce. Subito dopo un voce grida: “fuoco, fuoco!”. Così cominciò la sparatoria contro il nostro camion, che portava i compagni da Atoyaquillo e Paso Real. Eravamo disarmati. Poi, per giustificare il massacro, i poliziotti misero nelle mani dei morti alcune pistole.
Noi non eravamo armati, volevamo solamente che si compisse la risoluzione delle nostre domande e che ci venisse riconsegnato, vivo, il nostro compagno, tutt’ora desaparecido, Gilberto Romero Vasquez.

Quemada: Dopo Aguas Blancas cosa é successo?

Geronimo: Dopo Aguas Blancas é cominciata una persecuzione contro i dirigenti e i militanti della nostra organizzazione. Nel mio caso, sono stato sequestrato e desparecido per opera della polizia federale. Per tutto il tempo mi hanno tenuto bendato, con le mani legate dietro alla schiena, senza cibo né acqua. Quando arrivarono i miei torturatori cominciarono a picchiarmi e ad interrogarmi. Volevano che confessassi la mia appartenenza all’EPR. Io gli rispondevo che la mia unica attività era con la OCSS e che noi non abbiamo nessun vincolo con i gruppi armati, per quanto li rispettiamo. Attraverso la tortura fisica e psicologica mi obbligarono a firmare un documento di cui ignoro il contenuto in quanto ero bendato. Poi mi proposero di lavorare per loro, di fornirgli tutte le informazioni che potevo. Mi minacciarono, minacciarono di ammazzare i miei figli se non collaboravo e se aprivo la bocca di fronte ai giornalisti. Per questo avevo timore di parlare, ma in seguito, con l’appoggio dei compagni e di un avvocato ho denunciato tutto quello che ho passato. Da allora sono costantemente vigilato dalla polizia. Stiamo soffrendo una repressione da parte del governo. Alle nostre domande rispondono con sequestri, minacce, assassinii.
Il 9 luglio di quest’anno un nostro dirigente é stato assassinato a Tepetixtla da due ignoti; due mesi prima era stato minacciato di morte dal comandante della polizia giudiziaria José Vargas. Il governo ci risponde coi proiettili. Vuole spaventare il popolo, vuole disarticolare la nostra organizzazione.

Quemada: La lotta continua?

Geronimo: Sì. Loro possono ostacolarci con detenzioni, assassinii, minacce, ma noi continuiamo ad organizzarci, non ci disperiamo. Continueremo a lottare sino a quando non otterremo quello che chiediamo. Alcuni di noi possono essere incarcerati, altri assassinati, ma altri compagni nascono e prendono il loro posto e la nostra organizzazione continua a vivere. Il governo cerca di disarticolarla, ma io credo che sarà difficile, perché la gente che soffre, la gente che é cosciente non può essere ingannata dalle menzogne del governo. Noi lottiamo per un cambiamento, per un governo che sia democratico, per un governo che sia popolare, dove il popolo ha la possibilità di partecipare.

Geronimo, 20 anni, vive e lavora con i suoi genitori, sua moglie e i suoi due bambini nella comunità rurale di Atoyaquillo che conta 300 adulti e 500 bambini.

 

Intervista di “Quemada” con
padre MAXIMO GOMEZ
(dicembre 1998, municipio di Atoyac, Guerrero)

Quemada: Ci sono i margini per avviare un dialogo tra governo e guerriglia?

P. Maximo: Le condizioni che si danno attualmente non sono sufficienti, perché il dialogo non si può improvvisare, si deve preparare. E la preparazione deve conformarsi alla situazione dei soggetti di questo dialogo. Qui l’aggressore del popolo é il governo, quindi non si può avviare un dialogo con questo se non si prepara un cammino, sarebbe un fallimento o equivarrebbe a mettersi nelle sue mani. Non si tratta di dialogare per il gusto di dialogare, quanto dialogare con una finalità precisa. Il dialogo si può convertire in un arma a favore dell’oppressione, come una parte della sua strategia...

Quemada: Come in Chiapas?

P.Maximo: Esatto, come in Chiapas. Perché ciò non avvenga, il colpevole della situazione, deve innanzi tutto riconoscere la sua colpevolezza e deve compiere delle azioni che dimostrino la sua disponibilità al dialogo. Con il colpevole che non riconosce la sua colpa non si può dialogare. E’ un rischio, perché ha il tempo e le armi in suo favore. Perché qui sia possibile e raccomandabile questo dialogo é necessario:
primo, che il governo liberi tutti i prigionieri politici innocenti, ovvero tutti quei campesinos detenuti per ragioni meramente politiche;
secondo, deve ritirare l’esercito e la polizia giudiziaria dalle comunità;
terzo, deve implementare opere fondamentali a favore dello sviluppo delle condizioni di vita dei campesinos. Come le prese d’acqua per favorire l’irrigazione.
Se queste tre pre-condizioni non si realizzano, dialogare é impossibile e poco raccomandabile. Il governo, quando proposi questi punti, era d’accordo nel realizzarli, ma da allora segue comportandosi in maniera opposta. Quando venne il funzionario del governo dello stato gli dissi che loro chiedono il dialogo mentre scavano il tunnel, come in Perœ: mentre scavavano il tunnel sotto l’ambasciata erano disposti a dialogare, quando il tunnel e gli esplosivi erano pronti il dialogo terminò, e ammazzarono la gente che si era arresa. Per questo ho detto all’EPR che si guardi bene dal dialogare. Perciò penso che, per come stanno le cose, non si può parlare seriamente di dialogo.

Quemada: Il governo fa di tutto per delegittimare la guerriglia...

P.Maximo: Sì, cerca di legarli al narco-traffico, ai crimini comuni. In realtà, al contrario, chi é maggiormente implicato in questi crimini sono le stesse autorità, esercito, polizia... E questo la gente lo può testimoniare. Mi accusarono di essermi rallegrato dell’apparizione dell’EPR. Sì é vero -risposi-, voi del ministero per la sicurezza non vi rallegrate? Non vi rallegrate che il popolo tenga un suo proprio esercito? Il governo, il sistema già possiede il suo esercito, il popolo non ha niente! E quando il popolo si organizza, questo non può che darmi gusto. Quando apparirono nel 1996 dissi ad uno di loro che era un uomo valoroso. Mi accusarono di conoscerlo, in realtà ero semplicemente presente, come molti altri, all’atto pubblico in cui intervenennero. Il soldato ed il poliziotto muoiono per denaro, il guerrigliero per un ideale. Non si trovano nella stessa condizione. Ed il colpevole per la morte di entrambi é il governo. Bisogna comprendere questa differenza.

Al termine dell’ intervista padre Maximo ci racconta del periodo di studio seminariale che trascorse moltissimi anni fa in Italia, “...una cosa...” -dice- “...non mi é piaciuta del vostro paese: il clero...”.

 
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