VIOLAZIONE DEI
DIRITTI UMANI E GUERRA A BASSA INTENSITÀ NELLO STATO DEL GUERRERO.
-IL MESSICO E' MOLTO PIÙ GRANDE DI QUELLO
CHE SEMBRA...
(con interviste inedite)
Lo stato del
Guerrero, ubicato nel sud del Messico, insieme con Chiapas e Oaxaca, é uno dei
tre stati messicani a cui bisogna prestare attenzione prioritaria circa le
violazioni dei diritti umani.
Il suo nome deriva dall’eroe dell’Indipendenza messicana Vicente Guerrero,
ha una superficie di 64.586 Km quadrati ed é diviso in sei regioni: Tierra
Caliente, Region Norte, Region Centro, La Montana, Costa Grande e Costa Chica.
Lo stato del Guerrero presenta forti contraddizioni: mentre luoghi come Acapulco
e Zihuantejo sono zone turistiche dotate di servizi paragonabili ai paesi
sviluppati, la maggior parte delle comunità campesine ed indigene vivono nella
marginalità ed in molti casi non possiedono strade, scuole, cliniche mediche,
energia elettrica, acqua potabile e altri servizi. La situazione dei campesinos
e degli indios si é deteriorata a causa della caduta del prezzo dei loro
prodotti agricoli, in special modo quello del caffé che passò da 160 a 112
dollari per quintale. Nel corso del ‘98 i campesinos e gli indios non hanno
avuto sufficiente denaro per comprare mais e altri prodotti necessari alla
sussistenza.
La condizione di estrema povertà é determinata dalla presenza di numerosi “caciques”,
ovvero commercianti-accaparratori che dispongono del capitale per comprare il
caffé ai produttori diretti a prezzi ridicoli. Il 70% della produzione di caffé
dello stato di Guerrero avviene nelle comunità rurali del municipio di Atoyac.
Qui tuttavia la produttività é pessima se si calcola che una buona media é di
20 quintali per ettaro mentre la realtà é di 5 quintali per ettaro. A causa di
questa bassa produttività il piccolo produttore a malapena riesce a sopportare
le spese di produzione e conduce un’esistenza da fame. Inoltre, il caffé
grezzo appena raccolto ha un valore molto basso rispetto al valore che
acquisisce nelle successive lavorazioni (che ovviamente avvengono altrove) che i
piccoli produttori difficilmente riescono a realizzare.
Dagli anni ‘70 la repressione ha procurato numerose vittime. Durante la
campagna repressiva contro la guerriglia di Lucio Cabanas che sorse in
quell’epoca, sono occorsi molteplici assassinii, incarceramenti e
disapparizione forzata di piœ di 600 persone. Durante il governo di José
Francisco Ruiz Massieu, furono assassinati numerosi oppositori politici,
principalmente membri del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD). In quel
periodo lo stato del Guerrero era al secondo posto per numero di assassinii
politici, situazione che si é aggravata col successivo governo di Ruben
Figueroa e continua tutt’oggi.
Il massacro di
Aguas Blancas.
La Organizzazione Campesina della Sierra Sur (OCSS) organizzò una
manifestazione il 28 giugno 1995 nelle città di Atoyac e Zihuatanejo per
richiedere il rilascio del compagno desaparecido Gilberto Romero Vazquez e per
esigere il compimento degli accordi presi con le comunità dei municipi di La
Union e Coahuayutla. Alcuni compagni integranti della OCSS, provenienti dai
municipi di La Union, Coahuayutla e Petatlan, hanno manifestato a Zihuatanejo.
Mentre nel guado di Aguas Blancas, municipio di Coyuca, approssimativamente 500
uomini tra polizia motorizzata e polizia giudiziaria tendono un’imboscata ai
compagni che, a bordo di cinque camion, si stavano dirigendo a Coyuca de Benitez
per manifestare le stesse richieste. Risultato: 17 compagni uccisi e 23 feriti.
Il comando militare di questo massacro spetta al maggiore Manuel Moreno Gonzales.
Da Aguas Blancas
ad oggi.
A quattro anni da Aguas Blancas e dall’omicidio di 17 compagni si sono
verificate 147 esecuzioni extra-giudiziali e omicidi politici con centinaia di
feriti; piœ di cento persone torturate; centinaia di detenzioni arbitrarie;
centinaia di operazioni poliziesche-militari eseguite con tratti crudeli,
inumani e degradanti contro la popolazione; decine di prigionieri politici;
centinaia di perseguitati politici, alcune decine dei quali minacciati di morte,
cinque desaparecidos: Gilberto Romero Vasquez, Gregorio Alfonso Alvarado Lopez,
Benito Bahena Maldonado, Fredy Nava Rios, Raferi Hernandez Acevedo.
Il massacro di El
Charco.
E’ in atto una escalation repressiva che lo stato messicano rivolge contro i
lottatori sociali per impedire che il popolo abbia voce, perché continui la
impunità e la violazione dello stato di diritto da parte delle istituzioni
governative.
Il giorno 7 giugno 1998, in una riunione dove campesinos disarmati discutevano
delle questioni comunitarie così come é costume da secoli nella regione
indigena mixteca, si decise di dormire nella scuola primaria Caritino Maldonado
per poter discutere il giorno successivo dei lavori e delle questioni rimaste in
sospeso. Alle ore 3,00 della mattina esercito e polizia irrompono violentemente
sparando contro le sale della scuola dove i compagni dormivano.
Il risultato di questo massacro durato dalle tre alle sette della mattina é
stato di 11 morti e 22 feriti, cinque di questi sono bambini. Alcuni dei
compagni sopravvissuti sono stati successivamente portati nella zona militare di
Cruz Grande in elicottero. Qui, con gli occhi bendati, sono stati sottoposti a
tortura fisica e psicologica affinché dichiarassero di essere guerriglieri.
Dopo di ciò, attraverso la fabbricazione di prove che sempre contraddistingue
questo tipo di operazioni (normalmente obbligano i compagni a firmare pagine
bianche) sono stati accusati di delinquenza organizzata, traffico di armi,
terrorismo, detenzione abusiva di armi da fuoco e detenuti nel carcere El Cereso.
Dopo essere stati assolti da queste imputazioni sono stati accusati di
ribellione, cospirazione ed invito alla ribellione. Oggi questi compagni sono
prigionieri politici.
Intervista di
“Quemada” con
GERONIMO HERNANDEZ, militante della
Organizacion Campesina de la Sierra Sur (OCSS),
sopravvissuto al massacro di Aguas Blancas.
(dic. 1998, comunità di Atoyaquillo, municipio di Coyuca de Benitez, Guerrero).
Quemada: Cos’é
la OCSS, perché é sorta, quali sono i suoi compiti?
Geronimo: La OCSS
é sorta il 19 marzo 1994 per organizzare il popolo, perché da ciò si possano
imporre le nostre domande, domande che riguardano tutti i campesinos.
Quemada: Qual’é
la situazione di vita e di lavoro nella sierra?
Geroimo: Il
lavoro nei campi é molto duro e quello che produciamo non basta per comprare
quello di cui necessitiamo per vivere, per pagarci i servizi come scuola e sanità.
Per aumentare la produttività dei nostri raccolti chiediamo al governo che ci
fornisca i prodotti necessari, come i fertilizzanti.
Abbiamo le cliniche e i medici, ma ci mancano le medicine, che sono molto care.
Se dobbiamo curare qualche malattia non possiamo, perché il ricovero costa
molto. Cosicché se un essere umano non ha risorse economiche muore come
qualsiasi animale. Il diritto alla salute, alla scuola sono gli altri punti per
cui stiamo lottando.
Quemada: Qual’é
la risposta del governo alle vostre domande?
Geronimo:
L’unica risposta che abbiamo ricevuto é stata il massacro di Aguas Blancas,
ordinato dal governatore dello stato di Guerrero dott. Ruben Figueroa. Lo stesso
governatore aveva promesso di dare una risposta alle nostre richieste e quando
ci siamo resi conto che non intendeva risolverle abbiamo organizzato una
manifestazione nel municipio di Atoyac. Per impedire la manifestazione mandò un
operativo con 500 effettivi della polizia di stato e giudiziaria che ci attese
presso il guado di Aguas Blancas. Morirono 17 campesinos e vi furono decine di
feriti. Questa fu la risposta alle nostre domande.
Quemada: C’eri
anche tu quel giorno?
Geronimo: Sì.
Non c’era alcuna ragione perché ci sparassero addosso. Volevamo semplicemente
manifestare affiché si compisse la risoluzione delle nostre domande.
Risoluzione che il governatore aveva già firmato.
Quando arrivammo al guado di Aguas Blancas l’imboscata era già preparata.
Davanti a noi c’era l’altro camion che portava circa 70 militanti della OCSS,
lo stavano ispezionado. Noi arriviamo poco dopo, in 50, su un’altro camion.
Scendavamo da qui, da Atoyaquillo. Quando arriviamo al guado, i poliziotti
intimano all’autista di fermarsi, lui obbedisce. Subito dopo un voce grida:
“fuoco, fuoco!”. Così cominciò la sparatoria contro il nostro camion, che
portava i compagni da Atoyaquillo e Paso Real. Eravamo disarmati. Poi, per
giustificare il massacro, i poliziotti misero nelle mani dei morti alcune
pistole.
Noi non eravamo armati, volevamo solamente che si compisse la risoluzione delle
nostre domande e che ci venisse riconsegnato, vivo, il nostro compagno,
tutt’ora desaparecido, Gilberto Romero Vasquez.
Quemada: Dopo
Aguas Blancas cosa é successo?
Geronimo: Dopo
Aguas Blancas é cominciata una persecuzione contro i dirigenti e i militanti
della nostra organizzazione. Nel mio caso, sono stato sequestrato e desparecido
per opera della polizia federale. Per tutto il tempo mi hanno tenuto bendato,
con le mani legate dietro alla schiena, senza cibo né acqua. Quando arrivarono
i miei torturatori cominciarono a picchiarmi e ad interrogarmi. Volevano che
confessassi la mia appartenenza all’EPR. Io gli rispondevo che la mia unica
attività era con la OCSS e che noi non abbiamo nessun vincolo con i gruppi
armati, per quanto li rispettiamo. Attraverso la tortura fisica e psicologica mi
obbligarono a firmare un documento di cui ignoro il contenuto in quanto ero
bendato. Poi mi proposero di lavorare per loro, di fornirgli tutte le
informazioni che potevo. Mi minacciarono, minacciarono di ammazzare i miei figli
se non collaboravo e se aprivo la bocca di fronte ai giornalisti. Per questo
avevo timore di parlare, ma in seguito, con l’appoggio dei compagni e di un
avvocato ho denunciato tutto quello che ho passato. Da allora sono costantemente
vigilato dalla polizia. Stiamo soffrendo una repressione da parte del governo.
Alle nostre domande rispondono con sequestri, minacce, assassinii.
Il 9 luglio di quest’anno un nostro dirigente é stato assassinato a
Tepetixtla da due ignoti; due mesi prima era stato minacciato di morte dal
comandante della polizia giudiziaria José Vargas. Il governo ci risponde coi
proiettili. Vuole spaventare il popolo, vuole disarticolare la nostra
organizzazione.
Quemada: La lotta
continua?
Geronimo: Sì.
Loro possono ostacolarci con detenzioni, assassinii, minacce, ma noi continuiamo
ad organizzarci, non ci disperiamo. Continueremo a lottare sino a quando non
otterremo quello che chiediamo. Alcuni di noi possono essere incarcerati, altri
assassinati, ma altri compagni nascono e prendono il loro posto e la nostra
organizzazione continua a vivere. Il governo cerca di disarticolarla, ma io
credo che sarà difficile, perché la gente che soffre, la gente che é
cosciente non può essere ingannata dalle menzogne del governo. Noi lottiamo per
un cambiamento, per un governo che sia democratico, per un governo che sia
popolare, dove il popolo ha la possibilità di partecipare.
Geronimo, 20
anni, vive e lavora con i suoi genitori, sua moglie e i suoi due bambini nella
comunità rurale di Atoyaquillo che conta 300 adulti e 500 bambini.
Intervista di
“Quemada” con
padre MAXIMO GOMEZ
(dicembre 1998, municipio di Atoyac, Guerrero)
Quemada: Ci sono
i margini per avviare un dialogo tra governo e guerriglia?
P. Maximo: Le
condizioni che si danno attualmente non sono sufficienti, perché il dialogo non
si può improvvisare, si deve preparare. E la preparazione deve conformarsi alla
situazione dei soggetti di questo dialogo. Qui l’aggressore del popolo é il
governo, quindi non si può avviare un dialogo con questo se non si prepara un
cammino, sarebbe un fallimento o equivarrebbe a mettersi nelle sue mani. Non si
tratta di dialogare per il gusto di dialogare, quanto dialogare con una finalità
precisa. Il dialogo si può convertire in un arma a favore dell’oppressione,
come una parte della sua strategia...
Quemada: Come in
Chiapas?
P.Maximo: Esatto,
come in Chiapas. Perché ciò non avvenga, il colpevole della situazione, deve
innanzi tutto riconoscere la sua colpevolezza e deve compiere delle azioni che
dimostrino la sua disponibilità al dialogo. Con il colpevole che non riconosce
la sua colpa non si può dialogare. E’ un rischio, perché ha il tempo e le
armi in suo favore. Perché qui sia possibile e raccomandabile questo dialogo é
necessario:
primo, che il governo liberi tutti i prigionieri politici innocenti, ovvero
tutti quei campesinos detenuti per ragioni meramente politiche;
secondo, deve ritirare l’esercito e la polizia giudiziaria dalle comunità;
terzo, deve implementare opere fondamentali a favore dello sviluppo delle
condizioni di vita dei campesinos. Come le prese d’acqua per favorire
l’irrigazione.
Se queste tre pre-condizioni non si realizzano, dialogare é impossibile e poco
raccomandabile. Il governo, quando proposi questi punti, era d’accordo nel
realizzarli, ma da allora segue comportandosi in maniera opposta. Quando venne
il funzionario del governo dello stato gli dissi che loro chiedono il dialogo
mentre scavano il tunnel, come in Perœ: mentre scavavano il tunnel sotto
l’ambasciata erano disposti a dialogare, quando il tunnel e gli esplosivi
erano pronti il dialogo terminò, e ammazzarono la gente che si era arresa. Per
questo ho detto all’EPR che si guardi bene dal dialogare. Perciò penso che,
per come stanno le cose, non si può parlare seriamente di dialogo.
Quemada: Il
governo fa di tutto per delegittimare la guerriglia...
P.Maximo: Sì,
cerca di legarli al narco-traffico, ai crimini comuni. In realtà, al contrario,
chi é maggiormente implicato in questi crimini sono le stesse autorità,
esercito, polizia... E questo la gente lo può testimoniare. Mi accusarono di
essermi rallegrato dell’apparizione dell’EPR. Sì é vero -risposi-, voi del
ministero per la sicurezza non vi rallegrate? Non vi rallegrate che il popolo
tenga un suo proprio esercito? Il governo, il sistema già possiede il suo
esercito, il popolo non ha niente! E quando il popolo si organizza, questo non
può che darmi gusto. Quando apparirono nel 1996 dissi ad uno di loro che era un
uomo valoroso. Mi accusarono di conoscerlo, in realtà ero semplicemente
presente, come molti altri, all’atto pubblico in cui intervenennero. Il
soldato ed il poliziotto muoiono per denaro, il guerrigliero per un ideale. Non
si trovano nella stessa condizione. Ed il colpevole per la morte di entrambi é
il governo. Bisogna comprendere questa differenza.
Al termine
dell’ intervista padre Maximo ci racconta del periodo di studio seminariale
che trascorse moltissimi anni fa in Italia, “...una cosa...” -dice-
“...non mi é piaciuta del vostro paese: il clero...”.