25.09.99
Fronte popolare Francisco Villa

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IL FRENTE POPULAR FRANCISCO VILLA

L’ORGANIZZAZIONE DI COLONIE POPOLARI AUTOGESTITE NELLA METROPOLI 

 Un’immensa laguna luccicante a 2.200 m. sul livello del mare,  contornata da creste dove spiccano grosse antenne radiotelevisive...Attenzione, è di nuovo l’alba nella Ciudad: la luce del sole filtra a fatica attraverso la cortina umida che si leva dall’altipiano e diffonde la radiazione solare. Probabilmente un simile fenomeno apparve anche a Cortès quella mattina del 1519, anche se quella caligine era H2O evaporata dalla città sull’antico lago, Tecnochtitlàn popolosa capitale dell’impero azteco.

Ora Città del Messico si sveglia con il ruggito di tre, quattro milioni di automobili, con lo sbadiglio di oltre 22 milioni di persone, che scendono in strada, si mettono in fila alla fermata del pesero, il mezzo di trasporto tradizionale: un minibus che è un collage di pezzi di camion, bus e altri peseros; un miracolo di ingegneria del riuso, ma con tanta voglia di camminare. Si paga al conducente,  padroncino o per lo più associato ad una cooperativa.

Loro hanno costruito una forte ed estesa organizzazione sindacale assieme ai tassisti e gli autotrasportatori delle linee federali, il SUTAUR: sindacato antifascista, si oppone alla volontà del governo di eliminare i peseros, privatizzare totalmente gli autotrasporti pubblici e consegnarli definitivamente alla Mercedes.

Il trasporto su gomma è il midollo spinale della mobilità in questo Paese, tutto si muove su gomma, persino la metropolitana: ampia, estesa, progettata dai francesi, è un po’ lenta. Con la sua andatura dondolante culla i suoi passeggeri per lo più assopiti, assorti...

Quasi ad ogni fermata salgono venditori di chincaglierie assortite, musicanti, mendicanti... Qualcuno si racconta qualcosa, ma non c’è un sorriso. In questa megalopoli non c’è frenesia, si cammina, non si corre.

Qui a 2000 metri c’è poco ossigeno;  una grande estensione di inquinamento e calore.

Per strada sono gentili, si fermano a darti indicazioni, ma c’È poca allegria tra i “ciudadanos”. Spicca invece quella delle gigantografie pubblicitarie, ti sovrasta. A volte fai fatica a scorgere angoli di cielo tra i cartelloni delle marlboro o di fine biancheria intima, di medicinali, di alcolici.

E’ inquietante il fatto che i soggetti rappresentati nei cartelloni pubblicitari hanno tutti i lineamenti somatici europei, c’è qualche afroamericano famoso, ma nessun messicano o indio, nessuno. In questo momento la pubblicità non è nient’altro che il riflesso dell’opera di uniformare l’assetto politico, economico e sociale del Messico ai nostri standard di organizzazione sociale. Per cui il cowboy delle malboro, la segretaria dalla pelle chiara che indossa calze ultimo grido o la vecchina rosea che rinasce ogni volta che va al cesso col nuovo lassativo, non fanno altro che stimolare il desiderio di imitazione di questa popolazione alle popolazioni del nord, all’apparenza onnipotenti. Questa popolazioni del nord che hanno il televisore, la lavatrice, il telefono in casa...

Negli ultimi decenni della sua storia, l’oligarchia ispanica plasma il sistema politico nazionale sulla forma di quello degli Stati Uniti d’America; le risorse economiche del paese vengono smembrate e svendute alle banche ed alle multinazionali straniere; quando necessario si distruggono le conquiste di socializzazione e di potere pubblico apportate dalla rivoluzione del 1910.

Trasporre il mito “dell’omo capitalista” su larga scala a tutta la popolazione è l’effetto pedagogico della pubblicità.

In definitiva, il fulcro che usa la leva pubblicitaria per vendere prodotti, non è l’induzione del bisogno della merce attraverso l’imitazione della persona attraente, sana e di successo che la interpreta? E questo anche nel caso di culture differenti; modificandole e uniformandole alle necessità comuni, ma anche agli stessi stereotipi.

Gli attori che contribuiscono come ingranaggi alla riproduzione di questo sistema di organizzazione sociale, si sono accorti sia delle risorse di quel Paese, sia delle persone che vi abitano e che a frotte di centinaia ogni giorno si stabiliscono a Città del Messico e nella cerchia urbana.

Emigrano...Fuggono dalla fame, dallo sfruttamento, dalla repressione nei campi e negli altri stati.

 Dagli atti del 2¡ Congresso del Frente Popular Francisco Villa: 

“...Il Fronte Popular Francisco Villa nasce e si sviluppa in una delle città più popolate del mondo. Di fronte ad un clima di ingiustizia e repressione, disugualianza e sfruttamento, opponiamo il nostro unico e legittimo patrimonio, la dignità, all’inumano progetto neoliberista, alla febbre della privatizzazione che punta a vendere all’asta il Paese al miglior offerente potrà essere contrastato soltanto dalla grande mobilitazione del popolo organizzato.

Il movimento popolare ha dimostrato negli ultimi anni, la volontà di rompere i vecchi schemi, gli atteggiamenti messianici e il settarismo cedono di fronte alla necessità di sommare ed unificare gli sforzi, di moltiplicare le forme di lotta. La somma delle volontà senza rinunciare ai principi, sembra essere condivisa tra le organizzazioni che formano l’ampio prisma della sinistra messicana.

Il F.P.F.V., come organizzazione sociale aperta, deve lottare per sviluppare un progetto di nazione, spingendo dalla sua base per la instaurazione del paese che vogliamo, accanto a quelle organizzazioni che condividono con noi la speranza nel futuro,  spingendo la creazione dell’istanza delle masse a livello nazionale che permetta lo sviluppo di una forza capace di affrontare con esito il sistema e il potere. Il F.P.F.V. d’accordo con il suo statuto, è un’organizzazione aperta, conformata a sua volta da diverse cooperative ed associazioni civili legalmente costituite che coniugano il loro sforzo per dare soluzione  alle diverse richieste  dei suoi affiliati: casa , salute, educazione, trasporto e vitto. Parallelamente alla struttura legale (consiglio di amministrazione,  tavola direttiva, ecc. ) la nostra forma reale, dove risiede la forza dell’organizzazione, è rappresentata dalle commissioni settoriali, dai comitati di quartiere o degli edifici. Queste istanze rispondono nella maniera migliore alla necessità di superare le formalità burocratiche di gestione e sviluppare dentro la base una vera capacità di organizzazione, di analisi e di decisione;  elementi che, applicati concretamente, daranno gli strumenti di autogestione alle colonie, ai quartieri popolari  trasformandoli in veri bastioni della lotta per destituire il sistema di sfruttamento che ha oppresso il nostro popolo per secoli.

La nostra organizzazione deve in definitiva lottare per generare e consolidare embrioni di potere popolare, intendendo questo come la maturazione dell’organizzazione e sua relazione con il popolo, in tal modo esso medesimo costruisce la sua liberazione attraverso la propria lotta che lo prepara per costituire il nuovo potere...”.

 Infatti il Frente Popular Francisco Villa partendo dai bisogni primari del sotto proletariato emigrato nel distretto federale ( bisogni primari che sono casa, lavoro, sostentamento), fornisce  la piattaforma organizzativa che permette a queste persone di occupare la terra, sia essa di privati che dello stato, progettarvi assieme un insediamento stabile (un quartiere con abitazioni e servizi), costruirlo e viverci. Le cose vanno più o meno così: Dopo l’occupazione della terra, che può durare anni,  si costituisce una cooperativa edilizia, sul tipo di quelle italiane. Questa operazione tende all’acquisizione formale dell’abitazione.  La legalizzazione di un’occupazione spesso comporta confronti con le forze dell’ordine, richiede perciò forza e determinazione. Per questo una nuova occupazione vede sempre la partecipazione solidale anche degli altri quartieri che hanno già definito la loro posizione legale.                            

 

“...La nostra proposta politica  è diversa da quella che, immaginando di risparmiare sofferenze al popolo,  crede nell’assalto automatico alla fortezza nemica da parte di una piccola forza che spera che il popolo l’appoggi nell’intento. Questi gruppi con tutte le loro supposte buone intenzioni, possono contribuire al fallimento della lotta popolare, a facilitare il nemico nel cammino della repressione,  a preparare il terreno per una lotta frontale per la quale il popolo non è preparato. Questo cammino è una falsa alternativa. Sta al popolo, di fronte a circostanze concrete,  scegliere o determinare il grado della radicalità della sua forma di lotta  per far fronte alle ondate del nemico. Unica possibilità di creare le istanze che rimpiazzeranno gli organi di potere e dominazione della borghesia, sono le zone dove da questo momento il popolo organizzato incontra le alternative per  progredire nella presa di decisioni nella società attuale e futura che vogliamo;  convertendosi quindi in attore protagonista nella costruzione del nuovo progetto di nazione, riprendendo e adottando la proprietà comunitaria, nel nostro caso sopra la terra, la rivalutazione del lavoro collettivo,  creando i presupposti della direzione collettiva permettendo con ciò la costruzione di un sistema democratico diretto(...)  Non pensiamo esista un forma stabilita per la creazione del potere popolare, comunque dalle differenti concezioni  adottate nei diversi settori della società è evidente che il potere popolare si concretizza come strumento del movimento di classe  per combattere le forme del domino borghese (corporativismo, clientelismo, ecc..) e per distruggere il vecchio potere e creare la nuova società...”

 

Ci muoviamo tra i tetti ad altezza di sopracciglio e fili per stendere i panni, evitando il rivolo in mezzo alla calle. Quando passiamo vicino ai cani senza padrone, vengono sempre richiamati a cuccia da qualcuno. Cuidado! E salti il tombino: -”Aqu“ estamos construiendo las habitaciònes”-, -”vedi le fondamenta, la fognatura che arriva là fino alla strada, dietro a quel dosso abbiamo affrontato la polizia, li hanno mandati a cavallo...Ma eravamo tanti”-.

Due ragazze ci fanno entrare in una piccola abitazione,  poi spariscono. Il colore rosso è predominante: la tovaglia, la coperta bordò, in quella luce soffusa, la terra sotto ben battuta. C’È un vecchio compagno, stà scrivendo un’intervento per  l’assemblea del giorno dopo. -”Qui l’assemblea si riunisce una volta la settimana. Abbiamo occupato la terra, l’abbiamo spianata, ci sono voluti 3000 camion di terra, ce li siamo presi e ora ci stiamo costruendo casa. C’è un progetto, abbiamo una cooperativa, siamo lavoratori, venditori ambulanti, qualcuno ha un piccolo negozio. I figli vanno a scuola; nelle comunità abbiamo gli asili e le elementari, con gli insegnanti che vengono anche da fuori, ma molti vivono qui. Ce la devono riconoscere perché noi esistiamo! Io non lo faccio tanto per me quanto per i bambini”-. A lato del compagno su un lettone, vicino al muro, tra le coperte, dorme una bimba tutta mora.

Qui a Città del Messico le colonie popolari del F.P.F.V. sono costituite da migliaia di famiglie, qualche decina di migliaia di persone.

In questi territori liberati il Frente Popular Fransisco Villa  adotta una politica fondata sulla democrazia diretta.

 

L’organizzazione

“...La commissione politica (CP) è il centro di tutta l’organizzazione. La sua responsabilità è molto delicata e molto importante. Questo organismo ha l’incarico di marcare la direzione di tutta l’organizzazione. Ha la responsabilità di dare la direzione all’assemblea plenaria, la quale dovrà subordinarsi come istanza inferiore, cercando per quanto possibile la discussione e il consenso per le direttrici da seguire, che potranno essere corrette o modificate. Si può dire che la commissione politica propone le alternative, però in nessun momento impone arbitrariamente le sue decisioni. In questo modo si garantisce il centralismo democratico, dove la minoranza si sottomette alla maggioranza, ma senza diluire, né confondere in essa la qualità teorica e pratica del nucleo che ha la responsabilità di dirigere (...)

Il primo obbiettivo di questa organizzazione è la formazione, l’educazione e la strutturazione di comitati connessi il più possibile alla società che tessono un’inimmaginabile rete. Rete che si costruisce dotando i compagni della formazione sufficiente per  acquisire una coscienza di classe di segno proletario (...) incoraggiando il cambiamento da quantitativo a qualitativo,  affinché si comprenda ed approfitti delle contraddizioni del modo di produzione capitalistico,  affinché si passi dal riformismo piccolo borghese al movimento politico...

I comitati sono essenziali perché sono la parte che collega le masse alla direzione, raccolgono il sentire della base, centralizzano l’informazione discutendo, nei loro organi centrali con gli altri, riportando le direttrici dei movimenti, trovano nelle differenti lotte interessi comuni, collegando in questo modo i diversi settori della popolazione ed accrescendo la loro forza.

Inoltre, è con i comitati di base che si struttura la disciplina, si effettua la formazione teorica e dove gli elementi che emergono dalle masse si trasformano in quadri. La struttura sarà in sincronia con le possibilità reali e gli obbiettivi raggiunti. Ad essa medesima spetta il compito di rifiutare le parti formali inoperanti. La relazione che concretamente acquisiscono gli individui  con  l’FPFV, si struttura in base al grado di compromesso cosciente che si desidera acquisire; i suoi limiti sono contenuti nei gradi di partecipazione, che sono:

-attivista (propagandista e agitatore, coadiuva in questo modo il lavoro dell’organizzazione e del movimento di base);

-militante (elementi con alto grado di compromesso, coscienza, moralità e lavoro collettivo, sono integranti dei comitati;

-collaboratore ( lavoro limitato da un accordo nel luogo, nel tempo e nell’obbiettivo ben definito. Questi elementi in nessun modo potranno assumere incarichi di direzione, a meno che non aumentino il loro grado di compromesso e siano disposti ad essere più sostanziali per l’organizzazione, in tal caso saranno disposti ad impegnarsi in un processo costante di formazione come quadri);

-simpatizzante (ai quali l’organizzazione È obbligata a fornire tutti gli elementi per l’ acquisizione di una coscienza di classe).

La relazione con il senso del movimento di massa (nel suo complesso) sarà anche in accordo al grado di mutua partecipazione, riferendoci al fatto che il FPFV non può convertirsi per decreto o per mera volontà all’organizzazione che si darà il movimento di classe, estenderlo così sarebbe un’errore. Gli elementi del FPFV o di qualsiasi altra organizzazione che passano a essere parte di questo progetto saranno i più preparati, è ovvio che tutto questo è parte di un processo sociale e politico;  dove la nostra organizzazione può iniziare a formare l’embrione, questo lavoro evidentemente investe in toto la Commissione Politica del Frente.

(...) Solo perseguendo un obbiettivo che vada oltre la nostra ambizione personale o di gruppo (che può essere onesta) noi possiamo svincolarci dal fango degli errori.

Per i nostri compagni della scuola quadri, la consegna deve essere la cura e lo sforzo per trasformare gli attivisti in dirigenti di questo progetto (di rivoluzione sociale)...”

 

L’autogestione

Ci fermiamo davanti ad un cancello, ci aprono: qui il quartiere è recintato, qui c’è l’eliporto per le emergenze.

"Qui abbiamo costruito tutto noi"

le case hanno tre, quattro piani al massimo. La notte chiudiamo i cancelli, ma c’è sempre qualcuno all’ingresso, la sicurezza è autogestita, i compagni in servizio ricevono uno stipendio. Qui la polizia non può entrare se non

vogliamo. Nella comunità cerchiamo di redimere le controversie in

assemblea, fino ai reati minori, per reati gravi, è chiaro, facciamo indagare la polizia. Osserviamo uno stretto controllo circa l’uso di sostanze stupefacenti e anche dell’alcool. E’ proibito consumarle liberamente in strada e davanti ai bambini. Investiamo molto tempo per far capire che l’abuso di certe sostanze danneggia l’organismo, specialmente in situazioni di povertà come la nostra. La cosa migliore è sostenersi a vicenda sia dal lato morale che economico.

Sopra i tetti delle case fasci di fili si dipanano da tralicci elettrici messi in croce e si ramificano per le comunità dandole energia elettrica.

 

La situazione nazionale

“...Il debito estero che ha contratto il governo del Messico con le banche straniere è di 140.000 milioni di dollari, con previsioni a breve di 180.000 milioni. Durante il1994 si pagarono, soltanto per il servizio e per gli interessi del debito 14.000 milioni di $ e nel 1995 18.000 milioni. Questa è una rapina realizzata dai nostri governanti corrotti e dagli organismi creditori.

Il piano finanziario del governo (tagli alla spesa pubblica, aumento del prezzo dei servizi e aumento delle tasse) sta obbligando cittadini, campesinos, piccoli proprietari, disoccupati, a pagare con la nostra miseria questo debito che non abbiamo richiesto e di cui non abbiamo  beneficiato. Hanno provocato la chiusura di 700 mila piccole e medie imprese portando ad una disoccupazione totale di 10 milioni di persone ed a 13 milioni di sottoccupati.

Questo sistema capitalista sottosviluppato e dipendente si è venduto il futuro dei nostri figli e dei nostri familiari agli interessi dei grandi capitalisti stranieri, hanno chiuso la porta a tutto lo sviluppo nazionale. La nuova relazione che ha imposto il capitalismo imperialista in tutto il mondo è l’obbligo di vendita alle trasnazionali di tutte le imprese che prima erano proprietà dello Stato. Centinaia di migliaia di piccole imprese, industriali e agricole sono state travolte dalla concorrenza delle multinazionali statunitensi ed europee, facilitate in questo dal governo venduto del Messico che ha aperto le frontiere indiscriminatamente e con tutte le facilitazioni legali e fiscali. Mentre i produttori locali sono stati dissanguati dagli altissimi interessi bancari, alte tasse e corruzioni di ogni tipo. Le fusioni e le “alleanze strategiche” di cui tanto si parla, stanno portando a capo delle piccole imprese messicane gigantesche multinazionali come Ericcson, American Telephone and Telegraph Sistems, Mac Donalds, City Bank, Corporation Broadcasting Systems (CBS), Cigatam Co; Pepsi Co, Coca Cola Company, National Broadcasting Corporation (NBC), Mobil Oil Co., Xerox, General Electrc Company e altre. In queste integrazioni o “fusioni”  l’impresa locale presta solamente il nome e di fatto viene assorbita come impiegata dello straniero.

Porti,  aereoporti, telecomunicazioni, impianti petrolchimici; tutto si sta consegnando allo straniero, specialmente agli Stati Uniti. (...) Giornalmente si vendono agli USA 2 milioni e 400 mila barili di petrolio ad un prezzo al barile più basso di 5$  rispetto al mercato internazionale; allo stesso tempo si trasferiscono negli Stati Uniti 212 milioni di piedi cubici di gas al giorno senza nessun controllo sulla estrazione di tale materia prima non rinnovabile.La deforestazione raggiunge i 600mila ettari all’anno.

La falsa politica sociale del governo si riduce ad offrire qualche migliaio di posti di lavoro temporaneo e  un milione di buoni pasto per gli scolari ma solamente per il periodo delle elezioni. Tutto è possibile grazie al corporativismo che esercita lo Stato Messicano, mediante il quale sottomette tutta la società messicana. Corporativismo che È la colonna vertebrale del suo potere burocratico e corrotto. Un corporativismo che impedisce lo sviluppo  perfino del proprio capitalismo.

Un corporativismo sindacale che attraverso le centrali ufficiali spalleggia e protegge i governi che si succedono firmando “patti” alle spalle della classe operaia;  si appropria della quota degli affiliati minacciati; con supposti scioperi e contratti di protezione si ruba i finanziamenti del Banco Obrero e Infonavit; riceve contratti per trasporti e costruzioni, i suoi leaders sono divenuti milionari e impediscono con metodi gangsteristici  l’organizzazione di quei lavoratori che vogliono un vero sindacato di classe.

Questo secondo congresso deve sottolineare con tutta chiarezza la relazione organica tra  i diversi gruppi integranti del Fronte, la conformazione di un’istanza prepartitica  che conduca alla costruzione di un vero partito è la carta che giocherà il Fronte come organizzazione di massa nei suoi ambiti locali, statali, internazionali e nei diversi sforzi unitari a livello nazionale.

 

 

 
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