IL
FRENTE POPULAR FRANCISCO VILLA
L’ORGANIZZAZIONE
DI COLONIE POPOLARI AUTOGESTITE NELLA METROPOLI
Un’immensa laguna luccicante a 2.200 m. sul livello
del mare, contornata da creste dove
spiccano grosse antenne radiotelevisive...Attenzione, è di nuovo l’alba nella
Ciudad: la luce del sole filtra a fatica attraverso la cortina umida che si leva
dall’altipiano e diffonde la radiazione solare. Probabilmente un simile
fenomeno apparve anche a Cortès quella mattina del 1519, anche se quella
caligine era H2O evaporata dalla città sull’antico lago, Tecnochtitlàn
popolosa capitale dell’impero azteco. Ora Città del Messico si sveglia con il ruggito di
tre, quattro milioni di automobili, con lo sbadiglio di oltre 22 milioni di
persone, che scendono in strada, si mettono in fila alla fermata del pesero, il
mezzo di trasporto tradizionale: un minibus che è un collage di pezzi di
camion, bus Loro hanno costruito una forte ed estesa organizzazione sindacale assieme ai tassisti e gli autotrasportatori delle linee federali, il SUTAUR: sindacato antifascista, si oppone alla volontà del governo di eliminare i peseros, privatizzare totalmente gli autotrasporti pubblici e consegnarli definitivamente alla Mercedes. Il trasporto su gomma è il midollo spinale della
mobilità in questo Paese, tutto si muove su gomma, persino la metropolitana:
ampia, estesa, progettata dai francesi, è un po’ lenta. Con la sua andatura
dondolante culla i suoi passeggeri per lo più assopiti, assorti... Quasi ad ogni fermata salgono venditori di
chincaglierie assortite, musicanti, mendicanti... Qualcuno si racconta qualcosa,
ma non c’è un sorriso. In questa megalopoli non c’è frenesia, si cammina,
non si corre. Qui a 2000 metri c’è poco ossigeno;
una grande estensione di inquinamento e calore. Per strada sono gentili, si fermano a darti
indicazioni, ma c’È poca allegria tra i “ciudadanos”. Spicca invece
quella delle gigantografie pubblicitarie, ti sovrasta. A volte fai fatica a
scorgere angoli di cielo tra i cartelloni delle marlboro o di fine biancheria
intima, di medicinali, di alcolici. E’ inquietante il fatto che i soggetti
rappresentati nei cartelloni pubblicitari hanno tutti i lineamenti somatici
europei, c’è qualche afroamericano famoso, ma nessun messicano o indio,
nessuno. In questo momento la pubblicità non è nient’altro che il riflesso
dell’opera di uniformare l’assetto politico, economico e sociale del Messico
ai nostri standard di organizzazione sociale. Per cui il cowboy delle malboro,
la segretaria dalla pelle chiara che indossa calze ultimo grido o la vecchina
rosea che rinasce ogni volta che va al cesso col nuovo lassativo, non fanno
altro che stimolare il desiderio di imitazione di questa popolazione alle
popolazioni del nord, all’apparenza onnipotenti. Questa popolazioni del nord
che hanno il televisore, la lavatrice, il telefono in casa... Negli ultimi decenni della sua storia, l’oligarchia
ispanica plasma il sistema politico nazionale sulla forma di quello degli Stati
Uniti d’America; le risorse economiche del paese vengono smembrate e svendute
alle banche ed alle multinazionali straniere; quando necessario si distruggono
le conquiste di socializzazione e di potere pubblico apportate dalla rivoluzione
del 1910. Trasporre il mito “dell’omo capitalista” su
larga scala a tutta la popolazione è l’effetto pedagogico della pubblicità. In definitiva, il fulcro che usa la leva
pubblicitaria per vendere prodotti, non è l’induzione del bisogno della merce
attraverso l’imitazione della persona attraente, sana e di successo che la
interpreta? E questo anche nel caso di culture differenti; modificandole e
uniformandole alle necessità comuni, ma anche agli stessi stereotipi. Gli attori che contribuiscono come ingranaggi alla
riproduzione di questo sistema di organizzazione sociale, si sono accorti sia
delle risorse di quel Paese, sia delle persone che vi abitano e che a frotte di
centinaia ogni giorno si stabiliscono a Città del Messico e nella cerchia
urbana. Emigrano...Fuggono dalla fame, dallo sfruttamento,
dalla repressione nei campi e negli altri stati. Dagli atti del 2¡ Congresso del Frente Popular
Francisco Villa: “...Il Fronte Popular Francisco Villa nasce e si
sviluppa in una delle città più popolate del mondo. Di fronte ad un clima di
ingiustizia e repressione, disugualianza e sfruttamento, opponiamo il nostro
unico e legittimo patrimonio, la dignità, all’inumano progetto neoliberista,
alla febbre della privatizzazione che punta a vendere all’asta il Paese al
miglior offerente potrà essere contrastato soltanto dalla grande mobilitazione
del popolo organizzato. Il movimento popolare ha dimostrato negli ultimi
anni, la volontà di rompere i vecchi schemi, gli atteggiamenti messianici e il
settarismo cedono di fronte alla necessità di sommare ed unificare gli sforzi,
di moltiplicare le forme di lotta. La somma delle volontà senza rinunciare ai
principi, sembra essere condivisa tra le organizzazioni che formano l’ampio
prisma della sinistra messicana. Il F.P.F.V., come organizzazione sociale aperta, deve
lottare per sviluppare un progetto di nazione, spingendo dalla sua base per la La nostra organizzazione deve in definitiva lottare
per generare e consolidare embrioni di potere popolare, intendendo questo come
la maturazione dell’organizzazione e sua relazione con il popolo, in tal modo
esso medesimo costruisce la sua liberazione attraverso la propria lotta che lo
prepara per costituire il nuovo potere...”. Infatti il Frente Popular Francisco Villa
partendo dai bisogni primari del sotto proletariato emigrato nel distretto
federale ( bisogni primari che sono casa, lavoro, sostentamento), fornisce
la piattaforma organizzativa che permette a queste persone di occupare la
terra, sia essa di privati che dello stato, progettarvi assieme un insediamento
stabile (un quartiere con abitazioni e servizi), costruirlo e viverci. Le cose
vanno più o meno così: Dopo l’occupazione della terra, che può durare anni, si costituisce una cooperativa edilizia, sul tipo di quelle
italiane. Questa operazione tende all’acquisizione formale dell’abitazione.
La legalizzazione di un’occupazione spesso comporta confronti con le
forze dell’ordine, richiede perciò forza e determinazione. Per questo una
nuova occupazione vede sempre la partecipazione solidale anche degli altri
quartieri che hanno già definito la loro posizione legale.
“...La nostra proposta politica
è diversa da quella che, immaginando di risparmiare sofferenze al
popolo, crede nell’assalto
automatico alla fortezza nemica da parte di una piccola forza che spera che il
popolo l’appoggi nell’intento. Questi gruppi con tutte le loro supposte
buone intenzioni, possono contribuire al fallimento della lotta popolare, a
facilitare il nemico nel cammino della repressione,
a preparare il terreno per una lotta frontale per la quale il popolo non
è preparato. Questo cammino è una falsa alternativa. Sta al popolo, di fronte
a circostanze concrete, scegliere o
determinare il grado della radicalità della sua forma di lotta
per far fronte alle ondate del nemico. Unica possibilità di creare le
istanze che rimpiazzeranno gli organi di potere e dominazione della borghesia,
sono le zone dove da questo momento il popolo organizzato incontra le
alternative per progredire nella presa di decisioni nella società attuale e
futura che vogliamo; convertendosi
quindi in attore protagonista nella costruzione del nuovo progetto di nazione,
riprendendo e adottando la proprietà comunitaria, nel nostro caso sopra la
terra, la rivalutazione del lavoro collettivo,
creando i presupposti della direzione collettiva permettendo con ciò la
costruzione di un sistema democratico diretto(...)
Non pensiamo esista un forma stabilita per la creazione del potere
popolare, comunque dalle differenti concezioni
adottate nei diversi settori della società è evidente che il potere
popolare si concretizza come strumento del movimento di classe
per combattere le forme del domino borghese (corporativismo,
clientelismo, ecc..) e per distruggere il vecchio Ci muoviamo tra i tetti ad altezza di sopracciglio e
fili per stendere i panni, evitando il rivolo in mezzo alla calle. Quando
passiamo vicino ai cani senza padrone, vengono sempre richiamati a cuccia da
qualcuno. Cuidado! E salti il tombino: -”Aqu“ estamos construiendo las
habitaciònes”-, -”vedi le fondamenta, la fognatura che arriva là fino alla
strada, dietro a quel dosso abbiamo affrontato la polizia, li hanno mandati a
cavallo...Ma eravamo tanti”-. Due ragazze ci fanno entrare in una piccola
abitazione, poi spariscono. Il
colore rosso è predominante: la tovaglia, la coperta bordò, in quella luce
soffusa, la Qui a Città del Messico le colonie popolari del
F.P.F.V. sono costituite da migliaia di famiglie, qualche decina di migliaia di
persone. In questi territori liberati il Frente Popular
Fransisco Villa adotta una politica
fondata sulla democrazia diretta. L’organizzazione
“...La commissione politica (CP) è il centro di
tutta l’organizzazione. La sua responsabilità è molto delicata e molto
importante. Questo organismo ha l’incarico di marcare la direzione di tutta
l’organizzazione. Ha la responsabilità di dare la direzione all’assemblea
plenaria, la quale dovrà subordinarsi come istanza inferiore, cercando per
quanto possibile la discussione e il consenso per le direttrici da seguire, che
potranno essere corrette o modificate. Si può dire che la commissione politica
propone le alternative, però in nessun momento impone arbitrariamente le sue
decisioni. In questo modo si garantisce il centralismo democratico, dove la
minoranza si sottomette alla maggioranza, ma senza diluire, né confondere in
essa la qualità teorica e pratica del nucleo che ha la responsabilità di
dirigere (...) Il primo obbiettivo di questa organizzazione è la
formazione, l’educazione e la strutturazione di comitati connessi il più
possibile alla società che tessono un’inimmaginabile rete. Rete che si
costruisce dotando i compagni della formazione sufficiente per
acquisire una coscienza di classe di segno proletario (...) incoraggiando
il cambiamento da quantitativo a qualitativo,
affinché si comprenda ed approfitti delle contraddizioni del modo di
produzione capitalistico, affinché
si passi dal riformismo piccolo borghese al movimento politico... I comitati sono essenziali perché sono la parte che
collega le masse alla direzione, raccolgono il sentire della base, centralizzano
l’informazione discutendo, nei loro organi centrali con gli altri, riportando
le direttrici dei movimenti, trovano nelle differenti lotte interessi comuni,
collegando in questo modo i diversi settori della popolazione ed accrescendo la
loro forza. Inoltre, è con i comitati di base che si struttura
la disciplina, si effettua la formazione teorica e dove gli elementi che
emergono dalle masse si trasformano in quadri. La struttura sarà in sincronia
con le possibilità reali e gli obbiettivi raggiunti. Ad essa medesima spetta il
compito di rifiutare le parti formali inoperanti. La relazione che concretamente
acquisiscono gli individui con
l’FPFV, si struttura in base al grado di compromesso cosciente che si
desidera acquisire; i suoi limiti sono contenuti nei gradi di partecipazione,
che sono: -attivista (propagandista e agitatore, coadiuva in
questo modo il lavoro dell’organizzazione e del movimento di base); -militante (elementi con alto grado di compromesso,
coscienza, moralità e lavoro collettivo, sono integranti dei comitati; -collaboratore ( lavoro limitato da un accordo nel
luogo, nel tempo e nell’obbiettivo ben definito. Questi elementi in nessun
modo potranno assumere incarichi di direzione, a meno che non aumentino il loro
grado di compromesso e siano disposti ad essere più sostanziali per
l’organizzazione, in tal caso saranno disposti ad impegnarsi in un processo
costante di formazione come quadri); -simpatizzante (ai quali l’organizzazione È
obbligata a fornire tutti gli elementi per l’ acquisizione di una coscienza di
classe). La relazione con il senso del movimento di massa (nel
suo complesso) sarà anche in accordo al grado di mutua partecipazione,
riferendoci al fatto che il FPFV non può convertirsi per decreto o per mera
volontà all’organizzazione che si darà il movimento di classe, estenderlo
così sarebbe un’errore. Gli elementi del FPFV o di qualsiasi altra
organizzazione che passano a essere parte di questo progetto saranno i più
preparati, è ovvio che tutto questo è parte di un processo sociale e politico;
dove la nostra organizzazione può iniziare a formare l’embrione,
questo lavoro evidentemente investe in toto la Commissione Politica del Frente. (...) Solo perseguendo un obbiettivo che vada oltre
la nostra ambizione personale o di gruppo (che può essere onesta) noi possiamo
svincolarci dal fango degli errori. Per i nostri compagni della scuola quadri, la
consegna deve essere la cura e lo sforzo per trasformare gli attivisti in
dirigenti di questo progetto (di rivoluzione sociale)...” L’autogestione
Ci fermiamo davanti ad un cancello, ci aprono: qui il
quartiere è recintato, qui c’è l’eliporto per le emergenze. "Qui abbiamo costruito tutto noi" le case hanno tre, quattro piani al massimo. La notte
chiudiamo i cancelli, ma c’è sempre qualcuno all’ingresso, la sicurezza è
autogestita, i compagni in servizio ricevono uno stipendio. Qui la polizia non
può entrare se non vogliamo. Nella comunità cerchiamo di redimere le
controversie in assemblea, fino ai reati minori, per reati gravi, è
chiaro, facciamo indagare la polizia. Osserviamo uno stretto controllo circa
l’uso di sostanze stupefacenti e anche dell’alcool. E’ proibito consumarle
liberamente in strada e davanti ai bambini. Investiamo molto tempo per far
capire che l’abuso di certe sostanze danneggia l’organismo, specialmente in
situazioni di povertà come la nostra. La cosa migliore è sostenersi a vicenda
sia dal lato morale che economico. Sopra i tetti delle case fasci di fili si dipanano da
tralicci elettrici messi in croce e si ramificano per le comunità dandole
energia elettrica. La situazione nazionale
“...Il debito estero che ha contratto il governo
del Messico con le banche straniere è di 140.000 milioni di dollari, con
previsioni a breve di 180.000 milioni. Durante il1994 si pagarono, soltanto per
il servizio e per gli interessi del debito 14.000 milioni di $ e nel 1995 18.000
milioni. Questa è una rapina realizzata dai nostri governanti corrotti e dagli
organismi creditori. Il piano finanziario del governo (tagli alla spesa
pubblica, aumento del prezzo dei servizi e aumento delle tasse) sta obbligando
cittadini, campesinos, piccoli proprietari, disoccupati, a pagare con la nostra
miseria questo debito che non abbiamo richiesto e di cui non abbiamo
beneficiato. Hanno provocato la chiusura di 700 mila piccole e medie
imprese portando ad una disoccupazione totale di 10 milioni di persone ed a 13
milioni di sottoccupati. Questo sistema capitalista sottosviluppato e
dipendente si è venduto il futuro dei nostri figli e dei nostri familiari agli
interessi dei grandi capitalisti stranieri, hanno chiuso la porta a tutto lo
sviluppo nazionale. La nuova relazione che ha imposto il capitalismo
imperialista in tutto il mondo è l’obbligo di vendita alle trasnazionali di
tutte le imprese che prima erano proprietà dello Stato. Centinaia di migliaia
di piccole imprese, industriali e agricole sono state travolte dalla concorrenza
delle multinazionali statunitensi ed europee, facilitate in questo dal governo
venduto del Messico che ha aperto le frontiere indiscriminatamente e con tutte
le facilitazioni legali e fiscali. Mentre i produttori locali sono stati
dissanguati dagli altissimi interessi bancari, alte tasse e corruzioni di ogni
tipo. Le fusioni e le “alleanze strategiche” di cui tanto si parla, stanno
portando a capo delle piccole imprese messicane gigantesche multinazionali come
Ericcson, American Telephone and Telegraph Sistems, Mac Donalds, City Bank,
Corporation Broadcasting Systems (CBS), Cigatam Co; Pepsi Co, Coca Cola Company,
National Broadcasting Corporation (NBC), Mobil Oil Co., Xerox, General Electrc
Company e altre. In queste integrazioni o “fusioni”
l’impresa locale presta solamente il nome e di fatto viene assorbita
come impiegata dello straniero. Porti, aereoporti,
telecomunicazioni, impianti petrolchimici; tutto si sta consegnando allo
straniero, specialmente agli Stati Uniti. (...) Giornalmente si vendono agli USA
2 milioni e 400 mila barili di petrolio ad un prezzo al barile più basso di 5$
rispetto al mercato internazionale; allo stesso tempo si trasferiscono
negli Stati Uniti 212 milioni di piedi cubici di gas al giorno senza nessun
controllo sulla estrazione di tale materia prima non rinnovabile.La
deforestazione raggiunge i 600mila ettari all’anno. La falsa politica sociale del governo si riduce ad
offrire qualche migliaio di posti di lavoro temporaneo e
un milione di buoni pasto per gli scolari ma solamente per il periodo
delle elezioni. Tutto è possibile grazie al corporativismo che esercita lo
Stato Messicano, mediante il quale sottomette tutta la società messicana.
Corporativismo che È la colonna vertebrale del suo potere burocratico e
corrotto. Un corporativismo che impedisce lo sviluppo
perfino del proprio capitalismo. Un corporativismo sindacale che attraverso le
centrali ufficiali spalleggia e protegge i governi che si succedono firmando
“patti” alle spalle della classe operaia;
si appropria della quota degli affiliati minacciati; con supposti
scioperi e contratti di protezione si ruba i finanziamenti del Banco Obrero e
Infonavit; riceve contratti per trasporti e costruzioni, i suoi leaders sono
divenuti milionari e impediscono con metodi gangsteristici
l’organizzazione di quei lavoratori che vogliono un vero sindacato di
classe. Questo secondo congresso deve sottolineare con tutta
chiarezza la relazione organica tra i diversi gruppi integranti del Fronte, la |