-BENETTON-appunti di inchiesta su una società multinazionale.fonte: Osservatorio Benetton. Un esempio chiaro e semplice della concentrazione capitalistica moderna é la società multinazionale Benetton. Luciano Benetton é uno dei tanti imprenditori di una delle regioni italiane economicamente trainanti, il Nord-est; un'imprenditore che é riuscito a costruire la sua fortuna investendo il suo denaro e facendo lavorare gli altri. Tutti oggi giorno conoscono i cartelli pubblicitari della Benetton grazie alle foto di Oliviero Toscani. La maggior parte della gente, nonostante le immagini siano molto forti, difende la linea pubblicitaria della Benetton credendo all'impegno civile della ditta. Anzi acquista i prodotti Benetton pensando di dare un contributo attivo alla causa che la Benetton combatte contro gli aspetti negativi del mondo. Praticamente c'é la voglia di delegare agli altri, in questo caso la Benetton, quello per cui la gente non ha tempo e cioé combattere le ingiustizie. Per” quello che i più ignorano é la fine che fanno i soldi spesi per acquistare un capo firmato Benetton. Siamo tutti d'accordo che vanno a finire nelle tasche di Luciano Benetton e famiglia; ma come vengono investiti? Come funziona questa grande multinazionale italiana; quale il suo modello produttivo? Innanzi tutto va detto che la multinazionale Benetton svolge le sue attività in 3 principali settori: MANIFATTURIERO-Benetton Group S.p.A (tessile, abbigliamento, calzature, attrezzature sportive); DISTRIBUZIONE ALIMENTARE E RISTORAZIONE-Gruppo supermercati G.S, Autogrill S.p.A; IMMOBILIARE E AGRICOLO-Edizione Property. Questi tre settori e le relative società sono la bese di una piramide al cui vertice sta la società finanziaria Edizione Holding S.p.A dalla quale dipendono le altre società finanziarie che controllano i singoli settori. La Edizione Holding ha un fatturato annuo di oltre 8.000 miliardi di lire ed occupa circa 26.000 persone; il gruppo nel suo complesso possiede e controlla un vasto patrimonio immobiliare in Italia, Europa, Stati Uniti. Di questi circa 8.000 miliardi di fatturato (8.400 nel 1997), la metà, circa 4.000 miliardi, sono realizzati (grazie al lavoro di 8.000 dipendenti) nel settore manifatturiero controllato dalla Benetton Group S.p.A. I primi anni della Benetton rispecchiano il modello del Nord-est dove una famiglia investe tutti i propri capitali in una impresa. Quando cominciano ad arrivare i primi successi (che fanno moltiplicare, oltre al fatturato, il carico di lavoro degli operai) inizia la corsa che porterà i padroni in cima all'olimpo dei ricchi. Ma la vera intuizione di Benetton non é consistita nell'aver disegnato un particolare modello d'abito oppure nell'aver inventato un nuovo tessuto; l'intuizione decisiva é stata quella di liberarsi ben presto della produzione dei capi di abbigliamento e occuparsi a tempo pieno dell'immagine, della pubblicità e della distribuzione ai propri negozi in tutto il mondo. La Benetton ha appaltato tutta la produzione dei propri capi a ditte esterne. Questo permette alla multinazionale di guardare tutte le ditte che producono per lei dall'alto di una posizione di comando. Come tutti sanno durante l'arco produttivo possono accadere tanti inconvenienti: errori di produzione, problemi con i dipendenti, scioperi, vertenze sindacali e cosi via. Affidando tutta la produzione ad aziende che lavorano in appalto, cioé esternalizzando la produzione, tutti questi rischi (equivalenti ad altrettante perdite in termini di profitto) vengono eliminati. Se una ditta per qualsiasi ragione non arriva in tempo al giorno della consegna del materiale nelle quantità pattutite perde all'istante l'appalto ricevuto; per diventare fornitori della Benetton c'é infatti la fila e quell'appalto verrà prontamente offerto ad un'altro produttore. Il meccanismo funziona cos“: gli emissari della multinazionale si recano dal padrone della piccola azienda che di solito impiega poche decine di operai (con presenza sindacale o conoscenza dei diritti dei lavoratori quasi a zero); vengono presentati i capi da realizzare, viene fornita la materia prima e vengono rigidamente indicati i tempi di consegna. In un secondo momento l'imprenditore soddisfatto raduna i suoi operai e gli spiega che la grande multinazionale Benetton ha scelto proprio loro per confezionare i propri capi, gli racconta che é un'ottima occasione di crescita, gli dice di rispettare in modo impeccabile le fasi di lavoro e li avverte che l'unico problema sono i tempi strettissimi di consegna; di conseguenza quindi li "invita" a fare straordinari, ad evitare di prendere permessi o di stare a casa per malattia. Per gli operai inizia un periodo di super lavoro con tanti sacrifici e pessima retribuzione. In principio la multinazionale Benetton appaltava molto alle piccole ditte del Nord-est per” con l'aumentare del costo del lavoro ha spostato la produzione in regioni italiane depresse come la Sicilia o in quei paesi europei ed extra-europei dove il costo del lavoro é più basso: Portogallo, Romania, Ungheria, Spagna. In Sicilia la principale ditta che produce per la Benetton, (ma anche per altri marchi come Armani, Levi's, ecc. ) é la Bronte Jeans. Questa ditta, che dichiara solo 57 dipendenti, riesce a realizzare 3 mila capi al giorno. L'alto volume di produzione della ditta non é dato dalla robotizzazione dei propri reparti, ma dal fatto che la Bronte Jeans, a sua volta, sub-appalta il lavoro a ditte più piccole. All'interno di queste ditte-prigioni accade di tutto: dal lavoro in nero, al lavoro minorile, dalla totale mancanza di diritti alla totale violazione delle norme di sicurezza e delle norme igieniche. La forza lavoro é composta per il 90% di ragazze, che al momento dell'assunzione vengono aggirate in mille modi per poi ritrovarsi a lavorare anche durante i fine settimana con un salario mensile di 500.000 lire. Naturalmente chi protesta viene licenziato, ma molto spesso sono le stesse famiglie delle operaie ad invitare le proprie figlie a non protestare in quanto anche se guadagnano molto poco si tratta comunque di uno stipendio che entra nell'esiguo reddito familiare: la miseria é la migliore minaccia nelle mani dei padroni. Ma per essere considerata una vera multinazionale una ditta deve avere interessi in tutto il mondo. La Benetton non é da meno. Infatti l'azienda trevigiana non solo intrattiene rapporti con le ditte di svariati paesi che ricevono l'appalto ma possiede vasti appezzamenti di terra in Argentina. In quello stato e precisamente in Patagonia i Benetton possiedono, tramite la Compania de Tierras sur Argentino SA, circa 900 ettari di terra. Una grande estensione paragonabile all'intero territorio dell'Umbria. In quel vasto possedimento vengono allevate circa 300 mila pecore che coprono parte del fabbisiogno di lana della multinazionale. Ma quelle terre sono state sottratte ad un popolo che ci viveva da sempre: i Mapuche. Secondo i Mapuche come pure secondo le autorità locali, la Benetton ha acquistato la terra ad un prezzo molto basso mentre il suo comportamento é paragonabile, se non peggiore, a quello degli altri terratenientes locali. Il popolo Mapuche infatti é stato letteralmente sradicato dalle proprie terre e portato in delle riserve con forti problemi del sovraffollamento. Una parte della comunità viene poi impiegata dalla ditta come manodopera a basso costo, in turni di lavoro massacranti. Inoltre, per fare pascolare meglio il proprio bestiame la hacienda dei Benetton non si é posta alcun problema nel deviare il corso del principale fiume della regione, il Rio Chubut. Il fiume Chubut oltre ad irrigare la pianura offriva, sotto forma di pesce, il principale sostentamento per i Mapuche. La deviazione del fiume ha fatto venire meno questa importante risorsa in quanto sul tratto del Chubut che ora scorre entro i confini del territorio di proprietà della multinazionale vige il divieto di pesca. E la misura intrapresa é stata sottolineata dalla costruzione di una rete di confine con filo spinato. Naturalmente i Mapuche hanno protestato e portato le loro ragioni davanti ai tribunali competenti, ma gli stessi organi che in teoria dovrebbero difenderli hanno preso le parti della multinazionale italiana. Così come in Argentina la Benetton ha allungato i suoi tentacoli anche in Turchia. La politica interna di Ankara rivolta allo sterminio del popolo Kurdo é stata sfruttata a dovere dalla multinazionale italiana che é riuscita a realizzare forti investimenti sul territorio conteso tra turchi e Kurdi. L'acquisizione da parte della Benetton di queste terre ha spinto migliaia di Kurdi a scegliere se rimanere in quelle terre per diventare manovalanza a basso costo della multinazionale oppure andarsene altrove. L'aspetto più interessante sono le sinergie che sempre più spesso vedono unirsi in alleanze multinazionali diverse. Un chiaro esempio é la tanto decantata pubblicità "impegnata" della Benetton fatta da Oliviero Toscani. Se guardate un manifesto pubblicitario della Benetton, lasciamo perdere la foto ( siano cavalli che si ingroppano oppure feti morti oppure morti ammazzati dalla mafia) ai margini della foto troviamo due marchi che non hanno alcun riferimento diretto con la Benetton. Uno é quello della Procter&Gamble, multinazionale che fattura 50 mila miliardi di lire e produce detersivi. L'altro é quello del colosso TIM (settore telecomunicazioni) che, in continua guerra con Omnitel, cerca nuovi alleati. Queste collaborazioni sono sempre più frequenti. L'obiettivo di tutte le multinazionali é quello di controllare il mercato mondiale; la costruzione di alleanze pu” essere una delle tattiche per il suo raggiungimento. Quando ovviamente le condizioni date non non richiedano la guerra commerciale!
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