EDITORIALE
Guerra bassa intensità
Guerra a bassa intensità. Una
definizione militare che racchiude molti
significati ed implicazioni che spesso si tende ad ignorare. Colti dal
nuovismo post-89 molti di noi sono convinti che questo tipo di conflitto
sia nuovo o comunque di nuova concezione. Non é così; il documento
americano che presentiamo ed analizziamo in questo numero viene redatto
nei primissimi anni ottanta per poi essere ripubblicato (rivisto ed
aggiornato) nel 1996. La sua stesura iniziale si basa su di una
esperienza pluri-decennale degli Stati Uniti nel campo
contro-rivoluzionario, esperienza consumatasi all’insegna di stragi di
massa, repressione, appoggio diretto ed indiretto
militare-politico-economico ai dittatori e ai regimi reazionari più
repressivi. Uno degli elementi che legano la storia (criminale e
terrorista) degli USA dei decenni passati alla storia dell’oggi é la
"ESCUELA DE LAS AMERICAS" (Scuola delle Americhe) con doppia sede:
Forte
Benning in Georgia (USA) e Forte Gulik a Panama. Si tratta di una scuola
militare, un centro di addestramento dove veniva e viene addestrata la
"crema" degli ufficiali degli eserciti latino-americani. In 3 anni,
dal
1995 al 1997 la Escuela de las Americas ha addestrato 2390 ufficiali
latino-americani alle tecniche di guerra a bassa intensità, alla guerra
psicologica, all’organizzazione e all’impiego di gruppi paramilitari,
alla contro-rivoluzione. Non a caso, da quando sono apparsi l’Esercito
Zapatista di Liberazione Nazionale e l’ Esercito Popolare
Rivoluzionario, il Messico ha visto aumentare il numero dei propri
ufficiali allevati nel pollaio militare dello zio Sam. Questi sono
finiti a svolgere le loro operazioni in Oaxaca, Guerrero e Chiapas, cioé
le roccaforti della guerriglia zapatista ed eperrista.
Quella che vediamo in azione oggi é la guerra a bassa intensità nella
sua ultima teorizzazione; é il distillato di un processo militare,
politico ed economico espansionistico ed imperialista che l’occidente
guidato dagli USA sta portando avanti in modo efferato e senza scrupoli
in tutto il mondo da troppo tempo.
E per i più scettici basti pensare che anche l’Italia é stata il teatro
di un conflitto a bassa intensità. Quando il lettore seguirà
l’illustrazione della strategia americana non potrà non accorgersi che
le stragi di stato italiane (realizzate da gruppi paramilitari
neo-fascisti appoggiati dalla NATO, CIA, servizi segreti italiani,
esercito, massoni ed onorevoli vari) come pure i tentativi di golpe
militare del generale De Lorenzo (Carabinieri) e poi del fascista Junio
Valerio Borghese rientrano molto bene in quelli che possono essere
considerati a pieno titolo gli albori teorico-pratici della guerra a
bassa intensità.
Ancora prima delle stragi italiane lo stesso presidente John Fitzgerald
Kennedy, tanto amato ed ossannato solamente per essere stato annientato
da un potere più "potente" di lui ebbe a dire che la nuova guerra
mondiale non si sarebbe più combattuta tra grandi potenze europee ma nel
(così detto) Terzo Mondo in una serie di conflitti relativamente
limitati nel tempo e nello spazio. Il presidente Kennedy, in realtà,
dichiarava la Guerra a Bassa Intensità (Low Intensity Conflict-LIC) già
oltre trent’anni fa.
Oggi tuttavia gli USA non sono gli unici protagonisti di questa storia.
Sono certo i più forti ed equipaggiati, ma non sono più leader
indiscussi. Vedremo in questo numero monografico come gli interessi
nazionali di conquista di mercati, assicurazione dei flussi di materie
prime, controllo politico, ecc. muovano oggi gli eserciti e le
ristrutturazioni militari dei governi e delle borghesie di paesi come la
Germania e l’Italia, sempre "nell’orbita atlantica" certo, ma con
maggiore libertà di azione...
Vedremo come imbastire, finanziare e armare conflitti etnico-religiosi
fratricidi sia l’opera che vede particolarmente (ed occultamente)
impegnate le potenze in questione.
Vedremo quindi come sia necessario sviluppare una contro-informazione
militante, attenta, attiva, ripulita dal settarismo per approfondire
senza sosta la nostra coscienza dello stato del mondo, che non sarà mai
data una volta per tutte ma sarà sempre in costruzione.
Inutile dire che a ciò dovremo affiancare azioni di solidarietà
internazionalista concrete, per non abbandonare alla guerra a bassa
intensità chi sta già combattendo per difendersi o chi combatte per
rovesciare il potere borghese.
All’egoismo distruttivo del capitalismo, alla violenza dei suoi
eserciti, ai tempi di vita che ci impone, allo sfruttamento a cui
vorrebbe farci abituare dobbiamo opporre l’amore per l’umanità,
dobbiamo opporre la solidarietà e la lotta di classe, le uniche pratiche
veramente in grado di produrre auto-difesa di classe, sovversione,
rivoluzione e, un giorno, la fine dello sfruttamento dell’uomo
sull’uomo.
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